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India: aborigeni contro una multinazionale. Una storia esemplare con un finale a sorpresa

25 Ottobre 2009 di 12 378 views

Sembra la lotta fra Davide e Golia. Da una parte c’è il piccolo Davide:  i Dongria Kondh, una

Un aborigeno della tribù Dongria Kondh, nello stato indiano dell'Orissa

Un aborigeno della tribù Dongria Kondh, nello stato indiano dell'Orissa

delle 645 tribù di adivasi, gli aborigeni dell’India. I Dongria sono ottomila persone, quasi tutte seminalfabete, sparse in poverissimi villaggi nello stato indiano dell’Orissa. Dall’altra parte c’è il gigante Golia: la multinazionale mineraria Vedanta Resources, fra le prime 100 società quotate alla Borsa di Londra. In gioco, i diritti di sfruttamento della montagna sacra dei Dongria, che la Vedanta vorrebbe sventrare per farne una miniera di bauxite, dislocando altrove gli aborigeni e trasformando un paradiso naturale in un piccolo inferno. L’esito della battaglia sembrerebbe scontato. Ma a sorpresa, gli aborigeni trovano un potente alleato: l’organizzazione  Survival International, che si batte in tutto il mondo per i diritti dei popoli indigeni. E improvvisamente l’esito della battaglia cambia…Su questa storia esemplare ho scritto un articolo, apparso sul settimanale Tu Style nel numero in edicola fino al 27 ottobre 2009. Ma se volete potete leggere l’articolo anche qui sotto….

Sukul non lo sa, ma non esiste. Lei crede di esistere, mentre raduna in un cesto le semplici cose che porterà al mercato del villaggio:  frutti,  fiori e grandi foglie di palma (queste ultime le venderà come “piatti” o ciotole per il cibo). Del resto, lei credeva di esistere anche quando viveva con il marito e il figlioletto in una capanna su loro minuscolo campo coltivabile – appena tre acri.

Invece no: Sukul si sbagliava. Non esiste lei e non esiste nemmeno il suo piccolo popolo, i Dongria, una tribù di ottomila aborigeni sparsi nei poverissimi villaggi ai piedi della catena montuosa di Nyamgiri, in una fitta foresta dello stato indiano dell’Orissa.

Il problema è che se uno non esiste non ha neanche diritti. Perciò, Sukul è stata espropriata dei suoi tre acri di terra. E gli indigeni Dongria vengono cacciati dai loro villaggi; la loro cultura tribale cancellata; un intera minoranza etnica minacciata di estinzione.

Perché? Per fare posto alla “modernità”. In questo remoto e povero angolo dell’India la modernità coincide con gli interessi della grande multinazionale anglo-indiana Vedanta Resources. E la Vedanta ha deciso: trasferire gli indigeni e impadronirsi della montagna più importante della zona, la Niyam Dongar,  perché è ricchissima di bauxite, una roccia da cui si ricava l’alluminio. Il progetto è semplice: scavare una grande miniera sulla cima della montagna e lavorare la bauxite nella raffineria che la Vedanta ha già aperto ai piedi della catena dei Niyamgiri.

Peccato che la Niyam Dongar sia la montagna sacra dei Dongria. E’ il centro della loro religione, basata sul culto degli elementi naturali: l’acqua, il vento, la terra. Ed è  anche la fonte del loro sostentamento, perché i Dongria vivono, da sempre, in queste grandi foreste di montagna: andando a caccia con archi e frecce, raccogliendo frutta da vendere ai mercati, coltivando qualche campo. Perciò non hanno nessuna intenzione di andarsene da qui per far posto a miniere e impianti industriali. Non potrebbero nemmeno. «I Dongria sono un popolo delle montagne: spostarli a forza nelle pianure e nelle città equivarrebbe a un genocidio», spiega l’antropologo Felix Padel, studioso dei popoli tribali dell’India. «Vivono sulle montagne, venerano le montagne, e traggono il nutrimento dalla natura delle montagne. I monti Niyamgiri non sono solo il posto in cui vivono, bensì l’essenza stessa dell’identità dei Dongria. Traslocare questa gente significa annientarla».

Ma in questa faccenda, il punto di vista di Sukul e del suo popolo non conta un accidente. Loro non esistono per la Vedanta. La loro non è l’India scintillante del boom economico con una crescita dell’8% annuo, i film di Bollywood, le città che si modernizzano ogni giorno di più. No, l’India degli aborigeni è “l’altra India”: quella nascosta, lontana dalla globalizzazione, l’India dei paradisi naturali ancora ricchi di animali come tigri elefanti e leopardi, ma anche di materie prime che fanno gola alle industrie. Immense foreste dove vivono da millenni, seguendo le proprie tradizioni,  le 645 tribù indigene dell’India (vedere riquadro più sotto). Fra cui, appunto, i Dongria.

Ma il loro paradiso naturale sta già andando in pezzi: la raffineria della Vedanta (che per ora lavora bauxite importata dall’estero) ha già creato un lago di fango velenoso ai piedi delle colline, inquinando la terra e l’acqua e facendo ammalare numerosi indigeni.

Sembra la lotta fra il piccolo Davide e il gigante Golia: da una parte un popolo di aborigeni “arretrati”, dotati di lingua propria ma priva di scrittura, quasi sempre analfabeti, però legatissimi da un vincolo ecologico e spirituale alla propria terra; dall’altra una multinazionale mineraria quotata fra le prime 100 società alla Borsa di Londra.

Eppure il piccolo Davide ha deciso di battersi contro il gigante Golia. «Non posso dire cosa

Donne della tribù Dongria Kondh nello stato indiano dell'Orissa

Donne della tribù Dongria Kondh nello stato indiano dell'Orissa

succederà quando morirò, ma finché sarò viva la Vedanta non entrerà nel mio villaggio. Non lo permetterò», dice una contadina del villaggio di Sakata. Le fa eco un’altra donna, Malari, del villaggio di Gorta: «Come potremmo lasciare la nostra montagna? E’ lei che ci dà il cibo. La Vedanta non ha il diritto di prenderci la nostra terra. Io non voglio trasferirmi in città e comprare il cibo là. Qui lo prendiamo gratuitamente dalla terra. Ora c’è il bambù, e diversi frutti in ogni stagione. Non voglio lasciare questo posto. I miei antenati ci hanno vissuto per generazioni. Non posso dimenticarlo».

Malari, Sukul, e tante altre: sono le donne a condurre in prima fila la lotta degli aborigeni contro la Vedanta. Molto spesso sono analfabete, eppure si presentano combattive agli incontri pubblici  con i dirigenti della multinazionale che cercano di convincere (e spesso costringere) gli indigeni a vendere le loro terre e lasciare i villaggi. Le donne, in effetti, sono la spina dorsale delle società aborigene tradizionali. Sono loro che organizzano e sostengono la famiglia, mentre i maschi tradizionalmente sono guerrieri, cacciatori o sciamani. Può sembrare sorprendente questo ruolo attivo delle donne, in un popolo come i Dongria, che pratica ancora la poligamia; eppure le Dongria imparano sin da ragazzine a capire chi sono, cosa vogliono e quale partner vada bene per loro. Per tradizione infatti le adolescenti vivono in case comuni “per ragazze” dove imparano a confrontarsi fra loro, a scambiarsi idee e raccontarsi desideri, ascoltando le leggende, i racconti e i pareri delle anziane.

Le coraggiose sfide lanciate pubblicamente da queste donne analfabete ai manager della Vedanta hanno fatto conoscere la loro storia ai media e all’opinone pubblica indiana, e la questione dei diritti violati dei Dongria è arrivata fino all’Alta Corte di Delhi, che prima ha dato il benestare agli scavi per la miniera, ma ora sta riconsiderando il caso.

Eppure tutto questo non basterebbe se il piccolo Davide non avesse trovato un potente alleato nella lotta al gigante Golia. Questo alleato è Survival International, l’unica organizzazione mondiale che sostiene i popoli tribali di ogni continente attraverso campagne di mobilitazione dell’opinione pubblica. Nata nel 1969, oggi Survival è presente in 60 Paesi del mondo, Italia compresa, e si batte con tutto il suo peso organizzativo e politico per i diritti dei Dongria.

Survival ha presentato il caso dei Dongria in sede internazionale, all’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico e il 12 ottobre è arrivata da Londra una magnifica notizia: il ricorso presentato da Survival è stato accolto! Il governo britannico (responsabile del verdetto, perché la Vedanta è una società inglese) ha condannato il comportamento dell’azienda, che ora dovrà ricontrattare tutto con i Dongria. «Siamo molto felici che il governo britannico abbia finalmente preso posizione su questa vicenda» ha commentato Stephen Corry, direttore generale di Survival.« Le tattiche adottate dalla Vedanta ci rituffavano in un passato colonialista, e l’estrazione della bauxite da Niyamgiri era diventato uno dei progetti minerari più famigerati al mondo». Dunque, Golia ha vinto? «Non ancora, ma abbiamo vinto una battaglia», risponde con un sorriso Francesca Casella, della Sezione italiana di Survival. «Ora vedremo come reagirà la Vedanta. Noi comunque resteremo a fianco dei Dongria, per imporre il rispetto del loro territorio e del loro stile di vita». Così forse, nonostante tutto, Sukul e le altre potranno continuare ad esistere. Nel loro piccolo paradiso verde, intorno alla montagna degli Dei.

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LE ANTICHISSIME  TRIBù DELL’INDIA

Chi sono e quanti sono gli aborigeni dell’India? I Dongria di cui si parla in questo articolo sono un piccolo sottogruppo della tribù dei Kondh, una delle 645 tribù riconosciute come tali dallo Stato indiano. I membri di queste tribù sono aborigeni che vivono in India “da sempre”, cioè da molto prima che l’India venisse invasa e conquistata dai popoli arii (o ariani) nel secondo millennio avanti Cristo. Gli aborigeni indiani sono noti con il nome di “Adivasi” (che significa appunto “abitanti originari”) e oggi sono circa 85 milioni di persone, cioè l’8,2% del totale della popolazione indiana.

Come vivono gli aborigeni in India? Le tribù aborigene dell’India conducono una vita molto ai margini della società indiana. Sono minoranze etniche con lingua e cultura propria, vivono in zone isolate o difficilmente accessibili (come montagne e foreste), sono povere e si nutrono con la caccia, la pesca o con un’agricoltura primitiva. Tendono ad avere pochi contatti con gli altri indiani.

Com’è la situazione in Orissa? I Dongria, di cui parliamo nell’articolo, sono una delle 62 tribù che vivono nello stato indiano dell’Orissa. I tribali dell’Orissa sono circa 7 milioni di persone e vivono in una condizione di sottosviluppo: il 72% vive al di sotto della soglia di povertà e il 66% è analfabeta. Fra le donne, il tasso di alfabetizzazione raggiunge appena l’8,3%, eppure sono loro a mandare avanti la società e l’economia delle tribù.

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12 Risposte »

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  • enrico bo :

    Sono stato nella terra dei Dongria Kondh e anche se la loro montagna non è proprio un paradiso, mi spiace molto che se li facciano fuori tutti. E’ proprio un brutto destino quello dei vinti della terra.

  • marco restelli (autore) :

    Caro Enrico, perché non ci racconti cosa hai visto nella terra dei Dongria?

  • Sill Scaroni :

    Il tuo blog è davvero interessante!

    Che peccato che questo accade in tutto il mondo, perché ogni giorno sappiamo di gente sopraffatta o si spenga per l’avidità e la brama di potere di la umanità.

    Ciao.

  • Enrico Bo :

    Accolgo con piacere l’invito di Marco. In Orissa sono stato nel 2004. E’ uno dei pochi posti straordinari del mondo dove si possono ancora vedere popolazioni davvero diverse dalla nostra cultura globalizzata. Tra le molte tribù che ho visto (una dozzina circa) quella dei Dongria Khond è forse una delle più interessanti, anche perchè tra le altre sono, diciamo così un po’ più scorbutici e non hanno molto piacere che tu vada lì con delle macchine fotografiche in mano a rompere le scatole, ancor peggio se sei in un gruppo di turisti. Io ci sono andato solo con moglie e figlia e l’autista che ci accompagnava aveva una buona introduzione, così abbiamo potuto girare senza troppi problemi in un paio di villaggi sulle montagne. Sono abbastanza isolati, gli uomini sono pesantemente dediti all’alcoolismo, sono quasi esclusivamente raccoglitori di quanto produce la giungla che riveste i fianchi della montagna. Le donne portano nei capelli una caratteristica falcetta che serve per tagliare i gambi della frutta da raccogliere e un pettinino fatto a mano con funzione toglipidocchi, caratteristico. Vivono in grandi capanne comuni molto basse che circondano gli spazi aperti del villaggio, riposando, i giovani in una apposita capanna dove sorvegliati da donne anziane, fanno le prime esperienze. I villaggi sono una dozzina sparsi per la montagna e c’è un tabù che impone ai giovani di andare a cercare le ragazze negli altri villaggi, escludendo il proprio. C’è un mercato settimanale dove scendono a vendere frutta e ortaggi e scambiare con altri materiali. Una caratteristica tipica sono i tre anelli al naso. Il ragazzo della foto ne ha solo due, ma si vede molto chiaramente che è effemminato dalla tipica acconciatura femminile. Infatti l’omosessualità maschile è molto comune e non ha problemi , ci sono ragazzi, come quello della foto che si agghindano da ragazza e vivono con le femmine separate dai maschi. Questa tribù al contrario di quelle vicine è piuttosto bellicosa e nel passato aveva usanze molto cruente come quella del Meriah di cui ho parlato qui nel mio blog :
    http://ilventodellest.blogspot.com/2009/03/tradizione-e-globalizzazione.html
    Il palo del supplizio di cui si parla nel post è ancora presente al centro del villaggio.
    Invito tutti a visitare questa regione che ritengo di un interesse etnografico raro. Organizzando in loco, ho speso per tre persone in 12 giorni 675 euro.
    Sono disponibile per ulteriori info.
    Un saluto a tutti gli amici.

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  • Bharat :

    Ciao a tutti, devo dire che sono capitato per caso su questo sito ma è davvero ben fatto. Visto che sono appassionato dell’India volevo sapere qualcosa in più anche sulle tribù del centro-sud del paese in vista magari di un viaggio, e così ho trovato la vostra discussione in merito ai Khond…una situazione davvero tragica la loro. Se posso permettermi di consigliarvi un libro ho visto che di recente è uscito un volume sull’argomento; nonostante il titolo non sembra centri (Si intitola Sacrifici umani e guerriglia nell’India Britannica – dalla civiltà come genocidio al genocidio come civiltà; mi pare sia edito dall’Itinera Progetti) è uno studio di un antropologo sulla tribù dei Khond e sulle implicazioni dell’apertuna della miniera di bauxite sulle montagne sacre dei Khond…a me è piaciuto…poi vede un pò voi…
    Non serve dire che ora che ho trovato questo sito mi terrò aggiornato : ) ) Ciao

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