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Firenze capitale del cinema indiano. Si apre la nona edizione del festival River to River

30 Novembre 2009 di 1 84 views

Il rapporto dell’Italia con il cinema indiano è paradossale. Il nostro Paese distribuisce, com’è noto, pochissimi film indiani, e in questo è decisamente fuori dalla globalizzazione, dato che il cinema indiano circola ormai con successo in tutto il mondo. A questa ignoranza dei nostri distribuori cinematografici (nel senso che “ignorano” le grandi potenzialità di business del cinema indiano…) si contrappone in modo eclatante l’attenzione che la cultura cinematografica italiana (festival, critici, etc) ha da sempre riservato all’India.

Infatti, anche senza ricordare che vari cineasti italiani lavorarono in India sin dall’epoca del muto, non si può non menzionare che fu proprio l’Italia il primo Paese al mondo a invitare un film indiano a un festival (Amar Jyoti di R. V. Shantaram, a Venezia nel 1936), e fu l’Italia il primo Paese a premiarne uno (Sant Tukaram di V. Damle e S. Fatehlal, ancora a Venezia nel 1937). Da allora, la Mostra del Cinema di Venezia ma anche altri Festival, come quello di Bergamo e quello di Pesaro, hanno giustamente valorizzato diversi Autori indiani , dal Leone d’Oro di Satyajit Ray nel 1958 (per Aparajito, “L’Invitto”, secondo atto della

celebre Trilogia di Apu) fino al Leone d’Oro di Mira Nair nel 2001 (per Monsoon Wedding).

In questa nobile tradizione culturale si inserisce il primo Festival cinematografico europeo interamente dedicato all’India. E dov’è nato questo Festival? Ancora una volta, in Italia, nel 2001. Il River to river- Florence Indian Film Festival, diretto con grande intelligenza da Selvaggia Velo, è giunto quest’anno alla sua nona edizione, e sta per aprire le porte, a Firenze, dal 4 al 10 dicembre, presso il cinema Odeon, piazza Strozzi 1. Il programma è qui, ed è, come sempre, ricchissimo.

Si apre con Rang Rasiya (I colori della passione) di Ketan Mehta (qui sotto, il promo): il film racconta la vita del grande pittore del XIX secolo Raja Ravi Varma, le cui opere definirono quella che è ancora oggi l’iconografia popolare delle divinità induiste. E il film è reso ancora più interessante dall’apertura in contemporanea, al Museo Marino Marini di Firenze, di una mostra dedicata al pittore, intitolata Raja Ravi Varma, l’artista che cambiò il volto degli Dei.

Il festival presenterà poi in concorso opere di cineasti acclamati come A Heaven on Earth di Deepa Mehta (a destra, una scena). Mehta è la celebre regista della trilogia Fuoco, Terra e Acqua, che è stata finalmente raccolta in cofanetto e messa in vendita anche in Italia. Ma le ragioni d’ interesse del Festival di Firenze vanno al di là dei grandi nomi: oltre ai lungometraggi si spazia dai cartoni animati come Sita sings the blues ai  “corti” d’autore e ai documentari d’attualità,  e va segnalata naturalmente la retrospettiva dedicata a un gigante dell’Età d’Oro del cinema indiano (quell’Età che andò dalla fine degli anni Quaranta ai primi Sessanta): Guru Dutt, un genio che seppe

mixare poetiche riflessioni d’autore e pratiche estetiche bollywoodiane.
Non mancherà di suscitare curiosità nel pubblico italiano
anche la partecipazione di Violante Placido
al film Barah Aana (Spiccioli) di Raja Menon
,
dove l’attrice italiana (di cui Sky sta per trasmettere  la fiction su Moana Pozzi) ha interpretato il ruolo di una turista inglese in India, recitando insieme
a un’icona del cinema indiano come Naseeruddin Shah. (A destra, Violante Placido in una scena di Barah Aana).
Insomma, vista la pigrizia dei distributori italiani, ci pensa il festival River to River a collegare il Gange all’Arno: che cosa aspettiamo ad andare a Firenze?

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1 Risposta »

  • Silvia :

    Io non vedo l’ora che venga il weekend per andarci!

    C’è sicuramente un certo “razzismo” in Italia nei confronti del cinema indiano. Molto spesso, purtroppo, la parola “Bollywood” è sinomimo di “film spazzatura indiano”, spesso a detta di gente che non ha mai visto un solo fiml!

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