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Sette libri sull’Asia, per le vacanze di Natale e oltre…

22 Dicembre 2009 di 13 323 views

Ai regali di Natale ci avrete già pensato, ma…ai libri da leggere durante le vacanze e oltre? Ecco qui sotto alcune recensioni di libri per tutti i gusti, su vari aspetti delle culture asiatiche (arte, storia, letteratura, biografie, cinema) e su vari Paesi (India, Cina, Giappone). Sono libri del 2009, benché non siano nuovissimi. Oggi i libri spariscono dalle pagine dei giornali e dagli scaffali delle librerie in pochissimo tempo. Io penso invece che meritino una vita molto più lunga, e che sia giusto parlarne (bene o male) anche più tardi. Perché i libri, a differenza del latte, non hanno una data di scadenza.


«Quattro secoli di pittura Rajput. Mewar, Marwar, Dhundhar. Miniature indiane nella collezione di Isabella e Vicky Ducrot». Con saggi di Rosa Maria Cimino (Università del Salento),  Vicky Ducrot (esperto d’arte indiana e collezionista) e della dr.ssa Daljeet (curatrice della sezione Dipinti del National Museum di Delhi). Editore Skira, euro 70.
Questa pubblicazione, riccamente illustrata, è una vera strenna natalizia: è un libro abbastanza costoso (70 euro) ma vale il suo prezzo perché presenta una collezione davvero straordinaria di miniature provenienti dagli antichi stati principeschi dei Rajput nel Rajasthan. Le miniature rappresentano sia temi religiosi sia scene di corte e di “amor cortese”, e Vicky Ducrot con la moglie Isabella le ha raccolte in oltre 30 anni di ricerche internazionali e di viaggi in India (Ducrot, grande viaggiatore in Asia, è non a caso il fondatore del Tour Operator “Viaggi dell’Elefante”). Il risultato di tante ricerche è quello che potremo ammirare non solo in questo libro ma anche nella mostra che il Mao, Museo d’arte Orientale di Torino, allestirà da marzo a giugno 2010 con il titolo «Miniature indiane della collezione Ducrot». Un’opera raffinata, dunque,  per tutti gli amanti dell’arte indiana.

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«L’acqua non è mai la stessa. Le acque nella tradizione culturale dell’Asia». A cura di Carolina Negri e Giusi Tamburello, Leo Olschki editore, euro 24.
Giappone e Cina: come si sono rapportate le culture di questi due Paesi, nel corso dei secoli, a un elemento fondamentale come l’acqua? Per mezzo di una ricca serie di contributi di nipponisti e sinologi (più l’intervento di un’indologa), questo volume analizza le rappresentazioni letterarie, filosofiche e pittoriche dell’acqua facendo luce sulla centralità culturale di questo elemento nelle civiltà asiatiche. Il volume raccoglie gli atti di un convegno tenutosi all’università di Lecce nel 2007 e certo comprende scritti specialistici destinati a un pubblico non digiuno di culture orientali; tuttavia anche il non-specialista potrà cogliere la grande bellezza di certe poesie o brani di prosa dedicati all’acqua (come questi versi del Kokinwakashu: «Quasi schiuma d’acqua/vana resta a galla/questa vita penosa; nondimeno/affidandomi alle onde/non riesco a cessare di sperare»).
I titoli di alcuni saggi renderanno più chiaramente l’idea dei contenuti del volume: «L’acqua nel taoismo e nelle arti del paesaggio della tradizione cinese»; «Il significato delle terme nel Giappone antico»; «Il lago dell’oracolo dei Dalai Lama»; «Immagini d’acqua nelle poesie d’amore del Kokinwakashu»; «L’acqua nella letteratura giapponese per l’infanzia»; «Tuffi di luce: acqua, nuoto e corpo nel cinema cinese»; «L’acqua nella cultura indiana». Insomma un libro di grande profondità e poesia, da gustare lentamente, come una tazza di tè verde.

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«Il sari rosso». Di Javier Moro, edizioni il Saggiatore, euro 18,50.
Nel 1965, a Cambridge, una ragazza piemontese di nome Sonia Maino conosce un indiano di nome Rajiv Gandhi, figlio di Indira e nipote di Nehru, il fondatore (con il Mahatma Gandhi) dell’India moderna. Quando si sposeranno, lei indosserà il sari rosso che prima di lei, nel giorno del matrimonio, aveva indossato Indira Gandhi. Un sari intessuto da Nehru quando si trovava nelle carceri inglesi. Il rosso, in India, è il colore delle spose. Ma è anche il colore del sangue che ha sempre versato la famiglia Nehru-Gandhi: Indira verrà uccisa in un attentato dai sikh, e anni dopo anche il marito di Sonia, Rajiv, eletto a sua volta primo ministro, verrà ucciso in un attentato dai tamil. A quel punto sarà Sonia, ormai diventata indiana, a prendere su di sè la responsabilità della politica indiana, fino a portare il partito del Congresso alla vittoria alle elezioni del 2009 (di cui MilleOrienti ha scritto in questo post).
Il sari rosso è un libro che si legge come un romanzo: il romanzo-biografia di Sonia Maino Gandhi, una donna che ha vissuto da protagonista molte delle svolte epocali dell’India moderna. L’autore del libro, Javier Moro, è noto per varie opere sull’India, fra cui Mezzanotte e cinque a Bhopal, scritto con Dominique Lapierre.

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«Pagine dal Giappone Meiji (1862-1912)». A cura di Teresa Ciapparoni La Rocca, con un saggio di Donald Keene. Quaderni giapponesi – 2, Bulzoni Editore, euro 27.
L’epoca Meiji è  fondamentale nella storia giapponese, perché segna l’inizio della modernizzazione del Paese e della sua apertura all’Occidente. In quell’epoca di veloci cambiamenti sociali e culturali emersero scrittori di straordinario talento,  come Mori Ogai, Nagai Kafu o Natsume Soseki (nella foto a destra, Natsume Soseki su una banconota giapponese). Sull’opera di questi autori di prima grandezza si soffermano vari saggi, ma il volume  svela anche l’importanza di autori meno noti in Italia, esaminando la formazione della letteratura giapponese moderna. Il volume non presenta però soltanto saggi di storia della letteratura giapponese ma anche traduzioni in italiano, prendendo in considerazione prosa, poesia e teatro. Completa l’opera un ricchissimo apparato bibliografico, utile guida per chi voglia sapere quali opere letterarie di epoca Meiji sia possibile leggere in italiano. La curatrice del libro, Teresa Ciapparoni La Rocca, è una nipponista dell’Università di Roma.

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«Nel segno di Kali. Cronache indiane». Di Carlo Buldrini, edizioni Lindau, euro 18,50.
L’autore, Carlo Buldrini, è un giornalista con una profonda conoscenza dell’India, e questo libro è un distillato del suo lavoro giornalistico e della sua sensibilità nei confronti dei più diversi aspetti della società indiana. Buldrini ha vissuto in India per trent’anni, e Nel segno di Kali ripercorre quindi tre decenni di incontri, interviste, analisi, inchieste, attraverso una gamma molto ampia di temi: dalle nefaste conseguenze della dote nei matrimoni indiani alla tragica condizone degli intoccabili, da un’intervista esclusiva alla premier Indira Gandhi alla caccia agli assassini di suo figlio Rajiv, dagli scontri fra opposte fazioni religiose a ciò che resta dell’eredità nonviolenta del Mahatma Gandhi, fino  ai testi teatrali dei gruppi femministi e all’incontro con il grande filosofo e anti-guru Jiddu Krishnamurti. Il quadro che ne esce è quello di un Paese straziato dalle contraddizioni sociali e religiose. Non sembra esserci speranza per l’India, nelle pagine di Buldrini. Si può non essere sempre d’accordo con lui (e io a volte non condivido questo quadro dell’India sempre a tinte fosche) ma non si può non ammirare il lavoro di un giornalista appassionato, attento e documentato.

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«La guerriera gentile. Una donna in lotta contro il regime cinese». Di Rebiya Kadeer e Alexandra Cavelius, Corbaccio editore, euro 22,60.
Rebyia Kadeer, cinese di etnia uigura, è una donna straordinaria. Ex imprenditrice di successo in Cina, ribellatasi poi al regime di Pechino responsabile dell’ oppressione del popolo uiguro nella regione del Xinjiang, è stata imprigionata e quindi esiliata. Dall’esilio continua a dirigere – con mezzi nonviolenti – la lotta del popolo uiguro per vedere riconosciuta la propria dignità culturale e autonomia politica, tanto che la lotta delgi uiguri è diventata, per il regime cinese, la seconda “spina nel fianco” accanto a quella rappresentata dai tibetani. Il nome di Rebiya Kadeer è tornato alla ribalta internazionale quando nel luglio 2009 è scoppiata nel Xinjiang una grande rivolta soffocata nel sangue. MilleOrienti se ne è occupato in questo post e anche in quest’altro post, commentando le vicende della rivolta uigura in Xinjiang.
Il libro racconta la vita e la lotta di questa donna indomita, diventata ormai un simbolo d’indipendenza per il popolo uiguro. Una lettura consigliata a tutti gli amanti della libertà.

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«Il cinema indiano». Di Alberto Morsiani, Carocci editore, euro 10.
Quella indiana è, notoriamente, la più grande industria cinematografica del mondo, e su MilleOrienti ce ne siamo spesso occupati (basta vedere i post nella categoria “Bollywood & co.”). Questo agile libretto di Morsiani passa rapidamente in rassegna la storia del cinema indiano dagli esordi del muto passando per la Golden Age degli anni Cinquanta fino ad arrivare all’attuale maturità della produzione bollywoodiana e ai nuovi autori indiani capaci di rivolgersi a un pubblico “globale”. Il libro può essere utile come primo “bigino” per chi, ignorando tutto del cinema indiano, vi si accosti per la prima volta; l’opera di Morsiani però non è adatta a un lettore più esigente o già informato della materia, in quanto non è esente da errori. L’autore infatti è un critico cinematografico autore di numerose monografie su cineasti occidentali, ma non è né un indianista né un conoscitore della cultura indiana, e purtroppo si vede. L’opera infatti, discreta quando parla di cinema indiano in senso stretto, cade rovinosamente quando lega il cinema alla cultura, alla storia e alla società indiane, materie che l’autore, con tutta evidenza, non padroneggia. Così, per fare solo un paio d’esempi, la scrittrice Mahasweta Devi diventa “lo scrittore” Mahasweta Devi, mentre il tempio che segna il luogo di nascita di Rama, all’origine del massacro di Ayodhya (un evento centrale nella storia indiana moderna), diventa “un tempio di Shiva”, e si potrebbe continuare…Peccato, perché una maggiore documentazione in campo indologico avrebbe fatto di quest’opera una risorsa piccola ma preziosa. Un’occasione perduta.

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13 Risposte »

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  • sonia :

    Uhm…per quelli che mi chiedono ancora cosa regalarmi, segnalerò “Nel segno di Kali”
    grazie
    so

  • Silvia :

    Aaah!
    Io ho comprato “Il cinema indiano” qualche tempo fa, ma non ho ancora avuto tempo di leggerlo, però se chiama “lo scrittore” quella che è una delle mie autrici preferite, sono scoraggiata ancora prima di iniziarlo!
    Mi interessa tantissimo “la guerriera gentile”, la situazione degli uiguri mi interessa molto e purtroppo ne so abbastanza poco.
    Grazie per le segnalazioni, buon Natale e buone letture natalizie!

  • MilleOrienti (autore) :

    Cara Silvia, visto che vuoi aggiornarti sul cinema indiano mi permetto di segnalarti un mio saggio che uscirà a gennaio sulla riviste LIMES, in un numero monografico sull’India che sarà ricco anche di interventi di autori indiani. Il mio articolo si intitola “Il cinema indiano, la globalizzazione e l’Italia” e fa il punto sull’industria cinematografica indiana nell’odierno mercato globale. Ne riparleremo quando esce…nel frattempo, ti auguro un luminoso 2010! ciao!
    Marco

  • Silvia :

    Grazie, lo aspetto.
    A presto!

  • Kalla :

    “Il cinema indiano”, oltre ad essere poco aggiornato, è pieno di refusi e qualunquismi di bassa lega, assolutamente abominevole: basta pensare che cita Madhuri Dixit come attrice bollywoodiana moderna più importante (ma io dico, tutti sanno che Rani è la queen of bollywood, santo cielo), che afferma che Amitabh Bachchan, dopo il suo autoesilio, è tornato riciclandosi come presentatore tv (ma scherziamo, è presente in buona parte dei film dal 2000 ad oggi, anche se non come protagonista!) e “inezie” di questo tipo.
    Parlando con una dottoranda appassionata di film bollywoodiani che sta scrivendo una tesi sull’argomento*, ho saputo che chi scrisse questo insulso libro è un cinefilo appassionato di Tarantino e di cinema d’autore: non so se si è capito che da questo volumetto sul cinema indiano considera i film dagli anni ’90 ad ora come pura kitcheria ridondante; emblematico il fatto che per la bollywood moderna abbia scelto di parlare di… registi indiani ma espatriati ormai in tutto e per tutto, anche come stile e temi (Shyamalan, Mira Nair etc…).

    Insomma, proprio non ci siamo.
    Almeno “Breve storia del cinema indiano” della Aime non è aggiornatissimo ma non dice nemmeno un sacco di castronerie facilotte. Piuttosto vi consiglio questo.

    *sull’eroe romantico hindustani nella Bollywood a cavallo fra metà degli anni ’90 e i primi anni del 2000. Molto interessante

  • marco restelli (autore) :

    Concordo con Kalla. Molto meglio il libro della Aime

  • Silvia :

    Ciao Marco,

    ho letto il tuo interessante articolo su Limes: complimenti!
    Speriamo veramente che l’Italia si svegli un po’ riguardo al cinema indiano!
    Ora leggerò anche gli altri articoli, spero siano belli come il tuo!

  • A Milano un incontro su Krishnamurti, l’anti-guru « MilleOrienti :

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  • L’acqua non è mai la stessa « Krishna Del Toso :

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  • Al MAO di Torino una splendida mostra di miniature indiane « MilleOrienti :

    […] la Collezione Ducrot, di cui MilleOrienti si era occupato l’anno scorso in occasione della pubblicazione del catalogo (editore Skira). Miniatura Malwa ispirata a un episodio del Rāmāyana, […]

  • Gianrigo :

    Asia, Buddha e Reportage è un libro che parla dell´Altro, dell´ essere umano che abita lontano da noi ma che comunque appartiene alla nostra stessa famiglia, quella umana. È un libro indirizzato all´apertura della mente, allo stimolare la curiosità per trasformarla in voglia: voglia di partire, voglia di provare, sperimentare, cambiare, aiutare, conoscere. Un manoscritto sincero, semplice, diretto a tutti, che parla di Asia, di Cambogia, di Birmania, di India, di Bangladesh, di Buddhismo e di Induismo, di viaggio, di natura umana, di campi profughi e di gente felice, di scoperta e di avventura. Un libro che accompagna chi viaggia, che fa viaggiare chi sta fermo e che prova a far la differenza in un mondo così arido e materialista.

    http://vagabondreporters.com/Asia,_Buddha_e_Reportage.html

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