Capodanno tibetano: due DVD per capire la situazione nel Paese delle Nevi
Il 14 febbraio 2010 sono iniziate le celebrazioni del Losar, il capodanno tibetano. L’inizio del nuovo anno lunare (l’anno della Tigre di Ferro per i tibetani) viene festeggiato da varie popolazioni sulla catena himalayana: nell’India settentrionale, in Bhutan e in Nepal. La sua origine è antichissima, e precede l’avvento del buddhismo in Tibet. Secondo Wikipedia, «sebbene cada spesso lo stesso giorno del Capodanno cinese» (di cui MilleOrienti ha parlato qui) «occasionalmente con un giorno od un mese lunare di differenza, il Losar non è direttamente connesso con la vicina festività , si pensa invece che sia culturalmente più affine allo Tsagaan Sar mongolo». Che quest’anno è stato festeggiato il 13 febbraio, come si può vedere sul sito di Soyombo, l’associazione per la diffusione della cultura mongola in Italia.
Per celebrare il Losar, la Breizh Production, una nuova casa di produzione video con sede nella Bretagna francese, inaugura il nuovo sito e mette in vendita i DVD di due documentari di straordinario interesse: «Tibet: quale futuro?» di Guido Ferrari e «Il mio Tibet». Il senso di questa operazione è spiegato da Piero Verni, che insieme a Mario Cuccodoro gestisce la Breizh Production:
«I principali campi di interesse della nostra piccola casa di produzione video sono la difesa delle culture minacciate di estinzione, con speciale riguardo alla situazione del Tibet, alla difesa della sua civiltà e alla la tutela del suo ecosistema. Perché produrre dei DVD? Perché, vivendo nella società dello spettacolo, se una cosa non la si vede al cinema o sul televisore di casa, è come se non fosse mai accaduta. Per quanto uno scrittore o un giornalista possa essere bravo non sarà mai in grado di rendere la drammatica situazione del Tibet come può fare un documentario ben realizzato. E riguardo al Tibet, purtroppo, non possiamo contare sulla presenza di programmi prodotti dalle grandi catene televisive dal momento che l’accesso al Paese delle Nevi è loro proibito. Quindi l’unica possibilità è quella di lanciare “dal basso” una forte offensiva mediatica. Quanto la Cina si senta minacciata da questa “produzione dal basso” (che però può contare sui canali distributivi delle Associazioni, della Rete, di Face Book, di You Tube, etc.), lo dimostra la incredibile condanna a 6 anni di carcere duro ricevuta da Dhondup Wangchen colpevole, appunto, solo di aver realizzato un documentario amatoriale sulla condizione dei tibetani (“Leaving Fear Behind”) e di averlo fatto circolare in rete e in proiezioni fuori dal Tibet.
Perciò, il senso del nostro lavoro editoriale con la Breizh Productions è proprio quello di cercare di fornire, nel nostro piccolo, un’altra voce al popolo tibetano; una documentazione visiva che contribuisca alla battaglia per impedire che l’antica civiltà tibetana scompaia».
Per maggiori particolari sui due DVD, leggete qui sotto.
«Tibet: quale futuro?» di Guido Ferrari (durata: 1 ora e 47 minuti) è un documentario girato nell’ ottobre 2008 a Dharamsala (India) e dà la parola a esponenti del governo tibetano in esilio e di organizzazioni non governative. Permette di conoscere una realtà complessa e poco nota in cui si scontrano la posizione ufficiale che persegue l’autonomia e quella che mira all’indipendenza del Tibet. Un confronto vivace tra strategie basate sulla non-violenza. Ma le recenti manifestazioni in Tibet mostrano la sempre maggiore difficoltà di contenere la rabbia, specialmente dei giovani. Dunque, quale futuro per il Tibet?
L’autore del DVD, Guido Ferrari, giornalista e regista, collaboratore della Tv della Svizzera italiana, ha intervistato tre volte il Dalai Lama ed è coautore di altri due DVD sul buddhismo.
«Il mio Tibet» è l’edizione bilingue (in italiano e in inglese) di un importante documentario clandestino (uscito in videocassetta nel 1996) sul Tibet occupato dalla Cina. Un film che rivela le reali dimemensioni del genocidio che la Repubblica Popolare Cinese sta tentando di portare a termine contro il popolo tibetano. Uno strumento indispensabile per comprendere la drammatica realtà del Tibet odierno e della sua civiltà gravemente minacciata.
Della Breizh Productions MilleOrienti si è già occupato qui, a proposito della pubblicazione di un precedente DVD sul Tibet.

Tashi Delek Marco,
Ti ho linkato, anche se con scarso risultato tecnologico, sul mio blog!Credi che sia facile procurarsi il video?
[…] Guarda Articolo Originale: Capodanno tibetano: due DVD per capire la situazione nel Paese delle Nevi […]
Grazie dell’informazione. Iniziativa molto interessante e meritoria.
Tashi Delek Sonia, grazie per avermi linkato, provvedo anch’io a linkare il tuo nuovo blog NamasteOltre, a cui auguro fortuna.
Non ho alcun dubbio che sia facile procurarsi i video, basta andare sul sito della Breizh Production che ho citato nel post. Inoltre, uno dei due curatori, Piero Verni, è anche l’editor del blog Free Tibet, e tu puoi contattarlo anche da lì.
ciao,
Marco
Tashi Delek a tutti voi. Mi sono ritrovata qui e mi è parso carino augurarvi un anno di prosperità e salute. Le notizie mi hanno coinvolta. Grazie
oh marco…so bene chi e’ Verni :). questa settimana, lavoro permettendo, provero’ a sbirciare meglio il sito free tibet. graie
il business dell’indipendentismo tibetano. sotto il velo di ipocrisia solo interessi economici.
Perché non li ordina quei dvd, Lafitte, magari comincia a capire qualcosa di Cina.
io ci ho fatto la tesi di laurea Cinzia, altro che dvd.
gli usi per evitare l’autovelox. è l’unico uso intelligente che mi viene in mente.
[…] della quale verranno proiettati alcuni filmati della Breizh Productions (di cui MilleOrienti ha parlato qui) sul problema tibetano. Discuteranno della situazione del […]
Salve a tutti, è la prima volta che lascio un commento su questo sito, al quale faccio tutti i miei complimenti. Volevo portare una testimonianza – indiretta – in riferimento al Capodanno Tibetano; credo di poterlo fare perché da dieci anni ormai sostengo con un adozione a distanza una bambina – ora ragazzina – tibetana, che vive in India, a Dehra Dun, e sono in corrispondenza epistolare – via e-mail – con lei e la sua famiglia. Nella loro ultima e-mail, arrivata proprio due giorni fa, mi hanno raccontato che i tibetani non hanno festeggiato il Capodanno, per solidarietà con i loro confratelli che vivono in patria, i quali ugualmente non hanno festeggiato né questo Capodanno, né quello dell’anno passato, per protestare contro le violenze dei cinesi, violenze perpetrate contro un popolo nella sua stessa patria. Questo popolo sta diventando una minoranza nella sua stessa terra – vi riporto le parole che mi scrive questa famiglia tibetana, che non è composta né da terroristi né da agitatori di popolo – dalla quale i cinesi cercano di allontanarlo, o di distruggerlo. Spero che vi ricordiate queste parole, quando leggerete dei commenti che sostengono che il Tibet è – e sarebbe sempre stato – cinese. A quelli che affermano queste assurdità vorrei chiedere: anche se questo fosse vero (ma ci sono almeno altrettanti argomenti storici contro questa tesi, rispetto a quelli a favore, e forse di più) è forse un buon motivo per commettere un genocidio ? E comunque, per quale motivo i palestinesi (ad esempio) avrebbero diritto ad una patria, mentre i tibetani no ? (qualcuno si ricorda l’ultima volta che i palestinesi sono stati indipendenti ?) Grazie per l’attenzione.
Cesare, ti ringrazio di questa testimonianza e di queste osservazioni. Concordo in pieno con te.
Marco/MilleOrienti
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