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C’è vita oltre il Salone del Libro? L’India in due libri lontani dai riflettori

14 Maggio 2010 di 9 237 views

Il Salone del Libro 2010, dedicato all’India, impazza. Nel post precedente a questo vi ho raccontato dei romanzieri indiani presenti a Torino. Oggi invece voglio segnalarvi  due libri di qualità lontani dai riflettori dei mass media. I loro autori non sono star della letteratura, bensì studiosi. I titoli, magari, non sono “facili”. Gli editori non sono “di largo consumo”. Ma è la qualità del lavoro – in questo caso, antropologico – ciò che rende un libro degno di essere letto.

1) Sara Roncaglia: Nutrire la città. I Dabbawala di Mumbai nella diversità delle culture alimentari urbane. Editore Bruno Mondadori, pp.238, euro 20.
Chi sono i Dabbawala? Sono i membri di una casta di “portatori di cibo”, seimila persone – quasi tutte di sesso maschile, di religione hindu e di lingua marathi – che ogni giorno portano a 200mila impiegati e studenti i cibi che madri e mogli, a casa, hanno amorevolmente preparato per loro. Muovendosi nel caos indescrivibile della gigantesca città di Mumbai, i dabbawala riescono ogni giorno, quasi per miracolo, a portare in orario i pacchetti di cibo negli uffici e nelle scuole. Una funzione sociale importantissima, la loro, perché l’indiano medio non mangia “un cibo qualsiasi” bensì solo il “proprio” cibo: in India infatti il cibo è molto più che nutrimento, è simbolo di appartenenza castale, religiosa, etnica, soggetto a mille regole di purità/impurità diverse per ogni gruppo sociale. A ciascuno il “suo” cibo, dunque. E ai dabbawala l’onere di non sbagliare nelle consegne…benché siano quasi tutti analfabeti.
L’autrice del volume è una giovane ricercatrice che ha passato lungo tempo fra i dabbawala per studiarne la vita, le regole castali, i codici di comportamento,  i linguaggi. Il risultato è un brillante e originale saggio di “antropologia urbana”, che ha la freschezza propria delle esperienze vissute (come dovrebbe fare ogni antropologo che si rispetti…). Un libro, dunque, che risulterà interessante sia per gli indologi sia per gli studiosi delle culture alimentari, e più in generale per tutti coloro che  vogliono capire come funziona, nonostante tutto, quel meraviglioso meccanismo a orologeria che chiamiamo Mumbai.

2) Umberto Mondini, Vinay Kumar Srivastava (con fotografie di Roberta Ceolin e Claudio Tirelli): Adivasi. Le minoranze etniche dell’India. Edizioni Progetto Cultura, pp. 190, euro 15. Adivasi è una parola hindi che indica gli aborigeni ovvero gli “abitanti originari” dell’India. Si tratta di circa 250 gruppi etnici che comprendono in totale 80 milioni di persone con lingue e costumi assai diversi da quelli del resto degli indiani. L’India è attualmente il Paese al mondo con la maggiore presenza di aborigeni. Che tentano ancora oggi di seguire il proprio stile di vita tradizionale – variamente basato sulla raccolta di frutti, o su caccia e pesca, o su una rudimentale agricoltura, oppure sul nomadismo – nonostante le varie minacce portate dalla globalizzazione, dallo sviluppo industriale e perfino dai villaggi turistici. La presenza degli adivasi è un fenomeno rilevante sul piano sociale e ambientale (e dunque politico), e tuttavia solitamente negletto dagli studiosi, specialmente in Italia, dove solo di recente si è parlato degli aborigeni indiani in questa mostra a Genova. Il volume di Mondini (storico delle religioni dell’Università Pontificia Salesiana) e di Srivastava (antropologo dell’Università di Delhi) colma dunque una lacuna notevole negli studi italiani sull’India. Con l’aiuto delle belle fotografie di Ceolin e Tirelli, gli autori descrivono – in verità con un linguaggio un po’ scolastico e old style, e tuttavia accessibile -  gli usi e costumi di una trentina di gruppi tribali;  il risultato è quello di aprire una porta su un mondo quasi del tutto sconosciuto. Il volume prende in esame anche la cultura dei Dongria Kondh, un’etnia dell’Orissa che negli ultimi anni è stata protagonista di un’epica lotta politica contro una multinazionale mineraria intenzionata ad espropriare il territorio della tribù per estrarne bauxite: la vicenda è ancora in corso e MilleOrienti l’ha descritta qui. Conclusa la lettura dell’opera resta un rammarico: che siano state considerate “solo” una trentina di tribù, nel variegato universo degli aborigeni indiani.

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9 Risposte »

  • Silvia Berini :

    Nessun linguaggio scolastico e old style, ma la penna sapiente di chi da anni dedica la propria vita alla diffusione della conoscenza dell’altro da sè ….
    Attraversare le porte, che un libro come questo apre sul mondo, rende le nostre esistenze meno piccole.

  • C’è vita oltre il Salone del Libro? L’India in due libri lontani dai riflettori :

    […] Il seguito di questo articolo: C’è vita oltre il Salone del Libro? L’India in due libri lontani dai riflettori […]

  • marco restelli (autore) :

    @Silvia Berini: che questo libro serva, come tu dici, ad aprire porte sul mondo e a rendere le nostre esistenze meno piccole, è cosa che condivido: il libro mi è piaciuto, altrimenti non lo avrei segnalato, ti pare? Detto ciò, credo che sia mio diritto fare qualche rilievo, in questo caso stilistico, a un libro sicuramente interessante ma che secondo me, lo ripeto, è un po’ “scolastico”. Il che non cancella il fatto fondamentale: l’ho definito un libro di qualità e meritevole di attenzione. Ciao,
    Marco/MilleOrienti

  • alberto crocetti :

    Sono uno studente del prof. Mondini (umon per gli studenti), lei dice che sono poche le trenta tribes prese in considerazione, ma è perchè non si è dovuto studiare tutti i nomi, le assicuro che per me erano anche troppe!
    Scherzo!!! Mi piacerebbe avere la possibilità, come Silvia, di seguire il prof. nei suoi viaggi, ma borse di studio non ce ne sono più, e mi toccherà una tesi con ricerca in biblioteca, altro che sul campo!
    Saluti
    alby

  • marco restelli (autore) :

    @Alberto Crocetti: capisco il suo stress studentesco 🙂 ma il mio rimpianto sul numero delle tribù considerate (“solo” 30) era dovuto proprio al fatto che l’analisi condotta dal prof. Mondini è interessante e quindi mi sarebbe piaciuto avere notizie anche di altre tribù. Del resto affrontare la civiltà indiana – da qualsiasi punto di vista la si consideri – è sempre un lavoro ciclopico e interminabile…Spero perciò un giorno di poter leggere un altro libro di Mondini che prosegua il lavoro svolto in questo campo.
    P.S. non disperi: le ricerche in biblioteca hanno il loro fascino e non sono mai sprecate, costituiscono la preparazione indispensabile alle ricerche sul campo. Se non avessi studiato per anni il sikhismo non avrei saputo decodificare ciò che ho poi visto durante i festival religiosi sikh.

  • irina vainieri :

    Forse è vero, sarà anche scolastico ecc., ma i libri di Bamonte/Mondini per me sono un simbolo, anzi sono il “sogno”.
    La sera lavoro in un pub per mettere da parte i soldi e partire in missione col prof.
    Non so se potrò farlo per la tesi triennale, ma per la specialistica senz’altro, ha promesso che mi aiuterà!
    Lasciatemi sognare!
    Alby, ma sei quello coi capelli rasta? Non demordere, “umon ” porterà anche te!

  • Magda :

    Il libro ha tutte le caretteristiche essenziali per fare appassionare qualsiasi lettore, è giusto che sia così, perchè non tutti hanno la possibilità di proseguire gli studi o hanno una preparazione adeguata per capire una terminologia più tecnica. Il libro si legge in maniera scorrevole e risce a coinvolgerti a farti amare un’altra realtà, altre tradizioni, costumi di popoli di cui molti non conoscono nemmeno l’esistenza. Consiglio di leggerlo perchè si potrebbe fare un bellissimo confronto anche con la cultura occidentale, riscontrandone molte caratteristiche in comune.

  • elena musumeci :

    Sono rimasta molto contenta del fatto di aver trovato una recensione su “Adivasi”. Da “apprendista etnologa”, interessata alla condizione delle minoranze etniche, e affascinata da sempre dai mille volti che il subcontinente indiano sa mostrare, ho trovato in questo libro un contributo importantissimo e prezioso alla divulgazione di un argomento poco trattato qui da noi. Credo che fornisca una possibilità di approccio immediata sia agli “adepti”, ma anche ai non addetti ai lavori, e a mio parere costituisce anche una piacevolissima lettura ( confesso che nel mio caso il linguaggio “old school” ha esercitato un certo fascino…).
    Degli stessi autori ho avuto il piacere di leggere anche un’altrettanto interessante monografia sui Raika ( “I Raika”, per l’appunto), e condivido pienamente l’auspicio di poter al più presto leggere altre pagine su questo mondo cosi affascinante..
    Ciao a tutti
    Elena Musumeci

  • Sangue sull’India, sangue sul Pakistan. I “puri e duri” odiano la vita « MilleOrienti :

    […] “complici delle multinazionali” nello sfruttamento delle popolazioni rurali e tribali (gli adivasi, cioè gli aborigeni dell’India). I naxaliti colpiscono in una parte dell’India ormai nota come “corridoio rosso” […]

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