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India: l’economia galoppa e Sonia è sempre in sella

2 Settembre 2010 di 16 335 views

la Borsa di Mumbai

India, come stai? La salute è buona, grazie. Ma non in tutte le parti del corpo sociale: ci sono parti dell’India in splendida forma e altre decisamente in difficoltà. Insomma ci sono due Indie e vanno a velocità molto diverse. C’è un 35% della popolazione indiana che continua a vivere al di sotto della soglia di povertà, e ogni anno migliaia di contadini si suicidano perché non riescono a pagare i debiti. Ma accanto a questa c’è ormai anche una Shining India che stupisce il mondo.

Sul Sole 24 ore del 1 settembre il corrispondente da Delhi Marco Masciaga nota che nel primo trimestre dell’anno fiscale il Pil indiano è cresciuto dell’8,8% e aggiunge: «Dietro la performance di New Delhi ci sono i buoni risultati sia del settore dei servizi che di quello manufatturiero. Il primo, che comprende attività come i trasporti, il turismo e il commercio, è cresciuto del 12,2%, mentre il secondo ha registrato un +12,4%. Positivi anche i segnali provenienti dal mondo agricolo, che da solo vale circa il 16% del Pil indiano: tra aprile e giugno è cresciuto del 2,8%, il quadruplo rispetto al trimestre precedente».

E’ questa la nuova India orgogliosa di sè  e dei propri successi (basta leggere India superstar di Shobbaa Dé, edito da Tea); un’India che ha fame di lusso, e guarda con attenzione all’Italian Style; l’Italia risponde a questa attenzione rafforzando le joint venture come quella fra Tata Motors e Fiat, e pochi giorni fa Geronzi ha dichiarato che il gruppo Generali ha intenzione di espandersi in India come ha fatto in Cina, dove è il primo gruppo assicurativo straniero.

Quest’India (che a differenza della Cina è una democrazia e parla inglese) nel prossimi anni supererà anche la crescita cinese. Lo sostiene, fra gli altri, l’agenziadi rating Morgan Stanley:  prevede che tra il 2013 e il 2015 l’economia indiana crescerà a un tasso medio compreso tra il 9 e il 9,5%, contro l’8, massimo 9% della Cina. E anche il Fondo Monetario Internazionale scommette sull’India: nella riunione tenuta a Washington all’inizio di agosto ha deciso di aumentare il ‘peso’ del voto indiano, che è cresciuto dal 2,77 al 2,91%: è la prima volta che succede in 30 anni.

Fondamentale per la crescita indiana sarà la stabilità politica (che in Cina è assicurata con la forza dal PCC). Ma la democrazia indiana, nonostante le tensioni interne, sembra sempre più solida. E altrettanto solida sembra la leadership del Congresso che, nota il quotidiano The Hindu, per la quarta volta ha eletto presidente del partito Sonia Gandhi, la vedova di Rajiv Gandhi di origine italiana. Con Sonia alla testa del partito di maggioranza e Manmohan Singh alla guida dell’economia, l’India, nonostante le proprie contraddizioni sociali, d0vrebbe proseguire sulla strada della crescita economica, che ha prodotto in questi anni un forte allargamento della borghesia e un fenomeno mai visto nella storia indiana moderna: il ritorno in patria di migliaia di giovani indiani che erano andati a studiare negli Usa e in Gran Bretagna e in quei Paesi si erano poi stabiliti. La “nuova India” sta convincendo migliaia di loro a tornare, per offrire al proprio Paese ciò che hanno imparato all’estero.

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16 Risposte »

  • Tweets that mention India: l’economia galoppa e Sonia è sempre in sella | MilleOrienti -- Topsy.com :

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  • donMo :

    Ma non è che Sonia (che tra l’altro credo e spero abbia conservato la cittadinanza italiana) avrebbe voglia di trasferirsi da noi? E’ donna, è tosta è capace, farebbe solo bene. Guardandosi attorno si ha l’impressione che solo con un aiutino dall’esterno possiamo uscire dal pantano in cui ci troviamo.

  • sinonapoletano :

    Caro Marco, io non so dove tu abbia i dati della crescita indiana, ma è impossibile che il Pil indiano superi quello cinese. Non a caso quello di quest’ultimo è talmente alto che ha permesso alla Cina di diventare la seconda economia del mondo. Due i fattori che impediscono all’India di superare la Cina e di essere considerata comunque una economia non stabile: la mancanza di infrastrutture e il fatto che negli anni 90 nelle casse della Reserve Bank of India non aveva neanche una rupia. Da zero, fare l’8-10% annuo aumentando i consumi di una piccola (percentualmente) parte del paese ma grande nei numeri, non è una cosa difficile. I cinesi hanno investito in infrastrutture: porti, strade aeroporti. Gli indiani no. Spostare una merce da un punto A ad uno B in India è una impresa impossibile. Anche i megalavori fatti a Delhi in questi giorni per i Commonwealth Game sono stati fatti all’indiana. Sulla questione democratica dell’India da sei anni a questa parte ho i miei dubbi. E’ vero, verissimo, che è il paese nel quale il maggior numero di persone vota “liberamente” (e anche su questo bisognerebbe parlare a lungo), ma è pur vero che la situazione non è diversa da quella cinese. In Cina c’è la censura su internet (anche se è facilissimo trovare nello stesso paese i mezzi per aggirarla) e iin India controllano le mail dal blackberry, cosa che non Fanno in Cina ma che fanno in paesi tipo Arabia Saudita. Tanto per dirne una. In Cina ci sono le repressioni sui tibetani e gli uighuri, in India verso fuoricasta e minoranze religiose. Sposo appieno quanto si è detto su democrazia ed economia in India nell’ambito della lista di Italindia, soprattutto le posizioni dell’economista Elisabetta Basile.
    Per quanto riguarda Sonia, sai benissimo come stanno le cose. E’ indubbio il valore politico della donna, ma sappiamo che si trova li per il suo cognome/famiglia, un binomio che non morira’ mai nel paese. Le ultime elezioni sono state stravinte da Sonia, è vero, ma è altrettanto vero che la vittoria è stata tanto più grande quanto minore è stato il peso dell’opposizione, evanescente. la ricetta di Sonia non funziona, è la stessa ricetta che aveva messo in campo la destra prima del 2004: abbandonare i poveri e puntare sulla classe medio-ricca e ricca. Non a caso i suicidi tra gli agricoltori poveri aumentano, così come il numero di coloro che vivono sotto la soglia di povertà e il tasso di democrazia si abbassa. Ricordi quanto è successo a Javier Moro? Sono stati i giovani di Sonia a bruciare le sue foto e il suo libro in India, non gli estremisti di destra.
    @donMo: Sonia non ha la cittadinanza italiana, l’ha cancellata e nega fortemente le sue origini (vedi sempre caso Javier Moro). Quando l’ho intervistata, la mia prima domanda fu in che lingua dovevamo parlare e lei (eravamo soli nella sua biblioteca) disse che l’italiano non se lo ricordava. Dimentichiamo poi gli scandali e le tangenti che hanno toccato Sonia. Anche più gravi di quelli del nano.

  • sinonapoletano :

    Scusa la lunghezza del commento e congratulazioni sempre per il tuo lavoro.

  • marco restelli (autore) :

    caro Sinonapoletano,
    grazie del tuo intervento, ti rispondo molto in sintesi:

    1) i dati sono delle fonti citate, cioè del Sole 24 ore, dello Stato indiano, del Fondo Monetario Internazionale e di Morgan Stanley. L’India NON HA ANCORA superato la Cina (mai detto questo) ma esistono stime che PREVEDONO CHE LA SUPERI NEI PROSSIMI ANNI, relativamente al tasso di crescita annuo. Questa è la notizia.

    2) so che la tua permanenza indiana ti ha riempito di sfiducia nell’India, ma io non condivido la tua sfiducia. Benché l’India sia l’India – cioè un Paese incasinato, pieno di contraddizioni, e che sconta antiche difficoltà e ritardi – sta cambiando e muovendosi a una velocità sorprendente. Pure eccessiva, se vogliamo, perché il rischio è che in futuro venga inghiottita dalla globalizzazione perdendo tratti salienti e originali della propria identità culturale.

    3) Nemmeno su Sonia condivido la tua opinione, né per ciò che la riguarda sul piano personale né su quello politico. Sonia non parla più italiano con i giornalisti perché ha dovuto combattere una battaglia durissima nei confronti dei politici e degli opinionisti (compresa Shobaa Dé da me citata) che per anni l’hanno accusata di essere solo “una straniera”. Ma ormai ha vinto quella battaglia, ha imparato a parlare hindi e non solo inglese, e si è fatta accettare come indiana. E’ lei ad aver scelto l’uomo cui l’India deve il suo attuale sviluppo, Manmohan Singh, ed è lei ad aver portato alla vittoria il partito del Congresso nelle due ultime tornate elettorali. E NOTA BENE: la vittoria del Congresso è arrivata proprio perché NON ha pedissequamente seguito la politica tutta liberista seguita dal partito della destra hindu BJP (il famoso slogan “Shining India”), il Congress ha vinto proprio perché si è ricordato dell’india profonda, rurale, povera, e ha portato correttivi alla politica del Bjp che favoriva solo i certi urbani borghesi. Insomma il Congress sta allargando la base sociale della ricchezza in India. E sta rafforzando la sua democrazia, che ha mille difetti ma è, appunto, una democrazia. A differenza della Cina.

    scusami la lunghezza della risposta. E’ un piacere “litigare” con te.
    Con immutata stima,
    Marco/MilleOrienti

  • marco restelli (autore) :

    Post scriptum per Sinonapoletano: quanto al fatto che l’India opprimerebbe gli Adivasi (aborigeni) questa opinione è smentita anche dalla recente decisione di dare ragione agli Adivasi Dongria Kondh dell’Orissa contro la multinazionale mineraria Vedanta Resources, una decisione che farà epoca e che costituisce un importante precedente politico e giuridico.
    Su MilleOrienti ne abbiamo parlato anche di recente nel post “A volte si vince. In India una tribù aborigena ha sconfitto una multinazionale mineraria” che si trova ancora sulla homepage del blog.

    Un’ultima considerazione: senza voler negare le mille contraddizioni dello sviluppo indiano (i suicidi dei contadini oppressi dai debiti, ecc) va però notato che c’è in Italia un’ostilità ideologica, quasi preconcetta, nei confronti dell’India, da parte di un gruppo di studiosi vetero-comunisti. Io cerco di osservare l’India senza partire da presupposti ideologici.

    un caro saluto
    Marco/Milleorienti

  • sinonapoletano :

    Caro Marco, la mia permanenza in India non mi ha riempito di sfiducia verso l’India, anzi, ma una cosa è vedere le cose sul posto e un’altra è analizzarle da lontano leggendo dati. Il secondo, è l’errore in cui è incappato Rampini. Il fatto che l’India superi la Cina come crescita, è possibile, ma non c’è nulla di strano, dal momento che parliamo di economie emergenti. Il fatto che il paese superi in termini globali l’economia di un altro allora è diverso, e attualmente nessuno prevede che l’India superi la Cina che, ricordo a me, ha superato anche il Giappone piazzandosi al secondo posto. performance che l’India non da. Non a caso le agenzie di rating (Goldman Sachs ad esempio) prevedono che nel 2020 possa superare l’Italia e nel 2035 solo essere terza dietro la Cina. I rating delle agenzie non a caso non danno all’India un voto alto e comunque dietro alla Cina. Detto questo, il problema infrastrutturale è notevole, come è notevole e consolidata l’idea anche negli investitori che comunque l’economia indiana, seppur in crescita enorme, non sia stabile, perchè non sostenibile. E su questo anche il mio fraterno amico, compagno di pasta e ceci, Marco Masciaga, è d’accordo con me. Sulla scelta di Singh, non c’è tanto la volontà di Sonia di mettersi da parte, ma quella di contare di più. Se ti fai un giro sui settimanali indiani dal 2004 ad oggi, vedi che le copertine più ricorrenti dipingono sonia come la burattinaia e singh il burattino. Inoltre nel 2004 sonia vinse inaspettatamente perchè il Bjp, artefice vero della crescita indiana, fece una campagna non sui propri meriti ma attaccando sonia per le sue origini. A quel momento, vinte le elezioni, Sonia non poteva bruciarsi e soprattutto non poteva bruciare il delfino, Rahul. Ecco la scelta di Singh. Vinte di nuovo le elezioni, non rimettendo Singh al potere significava sconfessare quanto fatto, cosa che come mi insegni in politica non fa nessuno. Sonia ha tanti meriti, ma sui poveri lei e Singh hanno toppato. Ricorda il fallimento della legge sui 100 giorni (certo. è comunque un inizio). Ricorda il fallimento delel riforme agrarie. L’India come ben dici è trascinata da pochi, in Cina il discorso è un po’ diverso. Sull’ostilità ideologica ti do ragione, come devi convenire che dall’altra parte c’è un certo gruppo per il quale solo per il fatto che sia India è buono è bello. IO parlo di quello che ho visto in sei anni. Su Vedanta, non è la prima volta che con Sonia Gandhi perdono battaglie. Secondo Outlook è perchè non sono vicini a questo governo. Altrimenti non si capisce perchè loro perdono e altri, tipo Reliance, possono cacciare tribù per i loro impianti. Vero la Cina non è una democrazia. Ma io per avere il visto giornalistico in Cina non ho subito nulla e non subisco controlli. Per farlo in India dovevo presentare la mia produzione. In India le email sono controllate e in Cina tutti sanno come bypassare il grande fratello. Se lo so io, lo sa il governo, eppure non mi impedisce di farlo. Sia ben chiaro: da sempre sono anti cinese per i diritti umani. ma la situazione dei diritti umani in India per le minoranze non è migliore. I numeri danno torto alla Cina, ma in India ci sono fatti importanti. La verità è che questa cosa della democrazia più grande del mondo non regge. Bisognerebbe passare, come dico, alla “più grossa democrazia”. Allora si.
    Con estremo affetto, nella speranza di incontrarti presto per quella cena che dobbiamo sempre fare insieme. Propongo luogo neutro. Sul mare davanti ad uno spaghetto a vongole.

  • marco restelli (autore) :

    Caro Sinonapoletano, non voglio replicare punto per punto sia perché concordo su alcune cose (non tutte) sia perché non voglio fare un duetto. Ma consentimi solo di ricordare tre cose:
    1) io ho riferito (non pensato o immaginato) dati pubblicati e previsioni macroeconomiche secondo le quali l’India supererà la Cina non a livello di economia globale ma a livello di crescita annua. Il che – dato l’attuale gap fra Cina e India – ovviamente non significa che l’India diverrà presto più ricca della Cina, bensì che nei prossimi anni (secondo molto analisti) avrà un tasso di sviluppo annuo superiore. Il che, ripeto, non colmerà presto il gap generale fra Cina e India, ma i dati e le previsioni che ho esposto mostrano quella che potrebbe essere la tendenza futura.
    2) io non parlo dell’India “da lontano”, parlo dell’india come una persona che ci va, spesso e volentieri, dal lontano 1981, ovvero da 29 anni, e in questi 29 anni di viaggi ho potuto osservare tutte i cambiamenti della società indiana, che oggi – per fortuna – non è più quella disperata, annichilita, affetta da malattie endemiche e povertà onnipervadente, che era l’India di una volta. (Altra cosa, come ho già detto, è il rischio che l’ingresso nella globalizzazione inghiotta anche le peculiarità della cultura indiana).
    3) quanto ai controlli sui giornalisti: la democrazia indiana non è perfetta, ovvio. Tu hai mai visto una democrazia perfetta? Io preferisco le democrazie imperfette ai totalitarismi. E potrei ricordarti la grandissima libertà di cui gode la stampa indiana (una delle migliori del mondo), le sentenze scomode della magistratura (non sempre, ovvio: vedi il caso Bhopal, di cui ho parlato anche su MilleOrienti), ecc.
    Con affetto, e nella speranza di una pasta alle vongole…
    Marco

  • Piero Verni :

    Caro Marco,
    sono appena tornato in Italia dopo un lungo soggiorno in un’area piuttosto remota della Francia occidentale e quindi lontano dalla Rete. Ogni tanto un po’ di disintossicazione non fa male.
    Ho letto adesso (come sai Milleorienti è la mia prima visita quando entro in Internet) questo articolato scambio di opinioni tra te e sinonapoletano in cui ho trovato diversi spunti di interesse e riflessione. Ci sarebbero molte cose da dire ma al momento sono troppo stanco per il viaggio (circa duemila chilometri) e magari nei prossimi giorni vedrò di intervenire anch’io. Però una cosa vorrei dirla subito. Il paragonare la situazione della censura sulle mail tra Cina e India mi sembra un “tantino” esagerato. Caro sinonapoletano il governo di Pechino non “lascia fare” proprio un bel niente. Se comunichi via mail cose sgradite vai dritto dritto in galera e ci resti un bel pezzo. Potrei, purtroppo, fornirle un lungo elenco di cyber dissidenti cinesi (e non esclusivamente tibetani e uiguri) arrestati e condannati. La censura su Internet non solo è ampiamente riconosciuta dallo stesso governo cinese (che in queste cose è adamantino) ma è teorizzata come cosa buona e giusta per educare il popolo. Così come sostenevano il carattere “pedagogico” delle condanne a morte eseguite negli stadi davanti a decine di migliaia di “spettatori”.
    Ora, io non sono un ammiratore incondizionato dell’India (nazione che pure amo e a cui sono molto legato) e ne vedo i molti pregi ma anche i molti difetti. Avevo venti anni quando, nel remoto 1972, andai per la prima volta in India e da allora ci sono tornato continuativamente per oltre una sessantina di volte. Ho visto questo Paese cambiare sotto i miei occhi. Alcuni mutamenti li ho apprezzati altri no. Ho tanti amici indiani e, tranne per il periodo dell’Emergency (1975-78, se non ricordo male) nessuno di loro è mai stato arrestato e condannato per aver espresso le proprie idee. Altrettanto, malauguratamente, non posso dire dei miei amici cinesi, tibetani ed uiguri.
    Un caro saluto,
    Piero Verni

  • sinonapoletano :

    Caro Piero, nessuno ha mai detto che la Cina sia un posto libero. Anzi. Come ho già scritto se sei un tibetano o un uighuro sono, per dirla alla francese, cazzi. Io ho portato la mia esperienza di giornalista in India e giornalista in Cina. Quotidianamente scrivo di Tibet, diritti umani, Uighuri, dissidenti, e nessuno mi dice niente. In India ero spesso controllato. Tutto qua. (E’ anche vero che sono qui da poco tempo). Da qui a dire che la Cina è un paese democratico, ce ne vuole. Non solo: burocraticamente, nonostante la mia situazione qui sia più intricata di quanto stavo in India, è stato più facile ottenere il visto giornalistico per la Cina che quello per l’India. E sia ben chiaro: non parlo solo per me, ma diversi miei colleghi qui mi hanno detto la stessa cosa. Nei miei sei anni di India, se controlli anche i post del mio blog, invece, ho scritto diverse volte di persone arrestate perché in dissidio con il potere. C’è anche qualcuno, tipo la Nasreen, che è dovuta scappare. Se scrittori, registi, e persone simili sono scesi in piazza a Calcutta non meno di un paio di anni fa per manifestare in favore della libertà di parola, significa che qualcosa non va. Certo, è verissimo, in India possono manifestare e in Cina no, ma anche questo in alcuni campi sta cambiando. Una dimostrazione sono le manifestazioni dei lavoratori. Ricordo anche quante volte la polizia indiana veniva a controllare casa. A volte anche per favorirmi, come quando a seguito dei fatti dell’Orissa, i nazionalisti mandavano minacce di morte agli italiani (il governo italiano richiamò, sbagliando, l’ambasciatore per protestare contro le persecuzioni dei cristiani) e così io e altri tra i quali l’ambasciata fummo protetti. E’ vero, in Cina non posso liberamente viaggiare in Tibet e in alcune parti dello Xinjiang. Ma sai che mi è stato sempre rifiutato il permesso di viaggiare in Kashmir, nel nord est e alle Nicobare? I giornalisti devono avere un permesso per andare il quei posti e solo in Kashmir ora la situazione è migliorata. Ripeto, e su questo vorrei essere chiaro: parlo di quello che ho visto in sei ininterrotti anni in India finiti lo scorso gennaio e di quello che vedo in Cina da febbraio quando sono venuto a vivere. Non dico assolutamente che la Cina sia un paese democratico, ma non mi piacciono le generalizzazioni come quella di dire che l’India è la più grande democrazia del mondo, definizione oramai respinta da moltissimi studiosi. Sulla censura, ti racconto solo una cosa. E’ vero, qui non si può vedere Facebook e You tube. Verissimo. Ma navigando su internet su siti aperti, trovi il sistema per bypassare, scaricando altri programmi. Ora, come trovo io su questi siti le informazioni, senza nessuno sforzo, li trova anche il governo, eppure non blocca il download di questi programmi. In India e non in Cina il blackberry è controllato come lo è in Arabia Saudita. Non a caso i blog dei ragazzi cinesi sono tra i migliori esempi di dissidio, eppure vivono tutti qui in Cina. Con questo però ti dico che io rimpiango molto la mia vita in India, dove vivevi il paese, non come qui in Cina dove pare di stare in una entità a metà tra New York e la città di Blade Runner, senza contatti locali, senza storia, senza atmosfera.
    Caro Piero, ho sempre ammirato il tuo lavoro e i tuoi scritti e continuerò a farlo. Come continuerò a parlare delle atrocità che fa il governo cinese, come ho parlato di quelle fatte dal governo indiano. Mia figlia ha il nome del Dalai Lama, mi sono sempre battuto personalmente e con i miei scritti per l’autonomia del Tibet. E sto continuando a farlo anche qui, frequentando gruppi e scrivendo. Spero serva a qualcosa.
    Un abbraccio.

    p.s.: per Marco: la mia critica verso coloro che scrivono di India senza conoscerla non era certo riferita a te, non a caso ti ho citato e chiamato in causa più di una volta nei miei articoli. Ma sono troppi quelli che vanno in India ogni anno in ritiro per qualche mese e si dichiarano profondi conoscitori di India. Io in sei anni credo di non aver capito tutto. E ho la presunzione di dirlo.
    Prometto che non annoierò più con i miei troppo lunghi interventi. Organizziamo un vdeoforum?

  • carlo buldrini :

    Caro Marco, lasciamo perdere una volta per tutte gli slogan del tipo “Shining India” (coniato dal Bjp), gli scritti di personaggi del “calibro” di Shobbaa Dé o chi sbandiera dati macro-economici a destra e a manca per cercare di capire l’India di oggi. Così facendo si resta molto in superficie. Se io ho nel piatto un pollo e tu hai il piatto vuoto, le statistiche ci diranno che abbiamo mezzo pollo a testa. Credo che per giudicare quanto avviene oggi in India vadano considerati tre parametri fondamentali (che poi sono un’unica cosa): la democrazia, il pluralismo e la giustizia sociale. Non sempre l’India progredisce su questi terreni. Durante l’Emergenza di Indira Gandhi ci fu un drastico arretramento sul piano della democrazia. Con l'”hindutva” teorizzata dal Bjp, si è meso a repentaglio il prezioso pluralismo che caratterizza questo paese. Il massiccio ingresso del capitale multinazionale, se non controllato, rischia di compromettere in maniera drammatica la giustizia sociale. Ma, oggi, sono in atto anche molti trend positivi. Sonia Gandhi ha rivinto le elezioni nel maggio del 2009 grazie al Nrega (National Rural Employment Guarantee Act) che lei stessa ha definito “una legge storica che avrà profonde ripercussioni positive sulla vita di milioni di famiglie rurali”; grazie al “The Right of Information Act”, una legge che dà ai cittadini indiani il diritto di accesso a tutti i documenti ufficiali del governo; grazie al “Loan waiver scheme” con cui il governo centrale cerca di appianare i debiti dei contadini “piccoli e marginali”. E così via. Se questo processo non verrà arrestato e, anzi, potenziato, l’India vincerà la sua scommessa. Giudicare il progresso dell’India dal numero di Ferrari che girano nelle sue strade polverose o dal numero di indiani che indossano mutande griffate “Armani” può portare a letture sbagliate. E lasciamo anche perdere lo stucchevole raffronto Cina-India (con la relativa invenzione mediatica di “Cindia”). Qui le cose sono molto semplici. Il confronto è tra democrazia e dittatura.

  • sinonapoletano :

    Quando sono arrivato in India, la giustificata fama di Carlo Burdrini aleggiava ed ha tenuto per tutto il tempo. Uno dei miei maggiori rammarichi è stato quello di non averlo potuto conoscere di persona, visto che lo avevo già fatto con i suoi libri. Sposo appieno quanto dice, anche se le tre rivoluzioni di Sonia a cui fa riferimento, hanno avuto un impatto relativo perche’ non sono state applicate del tutto. In molte analisi di studiosi e giornalisti internazionali (anche quelli italiani su Italindia) hanno notato questa parziale applicazione con quindi parziale successo. L’unico che pare avere avuto più applicazione è stato il “The Right of Information Act”. L’auspicio è che si possano realizzare pienamente.

  • sonia :

    Incredible India,
    questo motto, anche se abusato, ci sta tutto!
    E’ vero, verissimo che l’India va alla velocita’ della luce.
    I trasporti negli ultimi anni sono migliorati esponenzialmente. Se ne accorge maggiormente chi ci torna periodicamente. La metropolitana di Delhi, lasciatemelo dire, funziona meglio di quella di Roma! Per non parlare dei treni.
    L’India cresce ed e’ in continuo movimento, evoluzione.Si costruisce onunque, si intraprendono attivita’ commerciali, si dissodano terreni, si acquistano immobili
    I giornali riportano dati che alcuni possono contestare, e’ vero, ma basta girare per le strade e parlare con la gente per accorgersi di quello che sta succedendo
    Qualche problema rimane ancora, e’ certo: i giochi del Commonwealth imminenti hanno fatto riemergere in maniera chiara la corruzione e gli opportunismi politici. I ritardi sono vergognosi ed evidenti cosi’ come le responsabilita’.
    Ma gli indiani sono sempre speranzosi, infaticabili lavoratori (non tutti 🙂 ovviamente). Amano il loro leader politico fino ad appropriarsene. “My Sonia Gandhi” mi dicono in continuazione. L’idea che io mi chiami come il loro leader li fa impazzire di entusiasmo…..e’ solo da immaginare un italiano contento per il fatto che uno straniero si chiama Silvio!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  • carlo buldrini :

    Caro Sinonapoletano, grazie per le tue belle parole. Anche a me è dispiaciuto non averti conosciuto. Durante i lunghi anni in cui ho vissuto in India (30!) tra gli “espatriati” sono spesso mancati italiani con la tua umanità.

  • Piero Verni :

    Caro sinonapoletano,
    sono d’accordo su diversi rilievi che fai riguardo l’India e certi suoi apologeti occidentali privi di qualsivoglia senso critico. Resta però il fatto che, con tutte le sue contraddizioni (in alcuni casi con tutte le sue “enormi” contraddizioni), da oltre 60 anni questo paese ha un governo eletto dal popolo. Il che non non è tutto -ovviamente- ma nemmeno pochissimo per definire il tasso di democrazia reale presente in una nazione.
    Riguardo alla Cina non ho mai pensato che tu sostenessi che sia un paese democratico ho solo puntualizzato che sotto il profilo della censura Internet le cose sono peggiori di come le dipingi tu. Oltre al bando di Facebook e You tube c’è, come sai, un lungo elenco di parole e argomenti tabù che risultano irraggiungibili. Il fatto che il firewall di Pechino si possa aggirare con artifici vari non mi pare cambi molto le cose. Per non parlare dei molti dissidenti telematici finiti in prigione proprio per aver espresso sui loro blog un aperto dissenso.
    Comunque un caro abbraccio anche a te e grazie per le parole gentili,
    Piero

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