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Spegni il fuoco della rabbia

11 Gennaio 2013 di - 366 views

«Oggigiorno abbiamo a disposizione sofisticati strumenti di comunicazione, le informazioni viaggiano da una parte all’altra del pianeta. Eppure proprio ora fatichiamo a comunicare fra noi, non riusciamo a metterci in rapporto fra genitori e figli,  moglie e marito. Questo accade perché spesso non sappiamo gestire un’emozione distruttiva: la rabbia. Non sappiamo accettarla, abbracciarla. Non sappiamo prendercene cura e superarla». Sono parole di Thich Nhat Hanh (foto sopra) uno dei più autorevoli Maestri buddhisti viventi; di origine vietnamita, l’anziano monaco vive oggi in Francia ma tiene seminari in tutta Europa, ed è passato a Roma e a Milano nel settembre 2012.
Governare le emozioni e gestire la collera: sono due temi intrecciati a cui Thich Nhat Hanh ha dedicato un libro dal titolo eloquente: Spegni il fuoco della rabbia (Oscar Mondadori). Ma cosa intende esattamente il Maestro vietnamita e in che modo i suoi insegnamenti possono aiutarci? Ecco alcune parole-chiave per capire come gestire i conflitti e superarli.

– ACCETTAZIONE «Quando hai qualche problema allo stomaco o ai polmoni non ti viene in mente di buttarli via. La stessa cosa vale per le emozioni. Perciò accetta la tua rabbia, prenditene cura, impara a trasformarla in energia positiva», dice Thich Nhat Hanh.

– ASCOLTO «Per comprendere e trasformare la rabbia dobbiamo imparare la pratica dell’ascolto compassionevole», aggiunge il monaco buddhista. Ma ascoltare chi? Noi stessi anzitutto: le nostre emozioni profonde, la loro origine, per capire da cosa nasca davvero la nostra collera, che in parte può essere causata proprio da noi stessi e non solo dalla persona con cui stiamo litigando. E poi rivolgere la nostra attenzione verso la persona con cui siamo in conflitto, e che, proprio come noi, sta soffrendo. «Stai ad ascoltare senza giudicare né biasimare; stai ad ascoltare solo perché desideri che l’altra persona soffra di meno. Devi aiutarla, non punirla. Così aiuterai anche te stesso/a».

– BAMBINO «La tua rabbia è come un bambino piccolo che sta male, strilla, piange e ha bisogno che la mamma lo prenda in braccio. Per il tuo bambino, cioè per la tua rabbia, la mamma sei tu», dice Thich Nhat Hanh. «Perciò respira e poi abbraccia questo sentimento con tenerezza, non è il tuo nemico, è il tuo bimbo piccolo; lascia che il fiore della tua rabbia si apra alla consapevolezza».

– CONSAPEVOLEZZA Nasce anzitutto dalla coscienza dell’inscindibile unità corpo-mente. Per esempio se tu rilassi il tuo corpo, anche la tua mente si distenderà e supererà le emozioni negative, spiega il Maestro buddhista. Che per ottenere questo risultato indica nel suo libro alcune tecniche come la meditazione sul respiro (sdraiati e prendi coscienza del tuo respiro, percepiscilo mentre fluisce nel tuo corpo, rilassa ogni singola parte del corpo seguendo il flusso del tuo respiro) oppure la meditazione camminata su un sentiero. Una pratica costante della meditazione è la via al governo delle emozioni.

– FUOCO Ecco un pensiero di Thich Nhat Hanh che spiega il titolo del suo libro Spegni il fuoco della rabbia: «Se la tua casa va a fuoco, la prima cosa da fare è cercare di spegnere l’incendio, non correre dietro alla persona che credi l’abbia appiccato. Mentre insegui il presunto incendiario la tua casa finirà distrutta fra le fiamme, non è saggio! Devi dirigerti verso casa e spegnere l’incendio. Lo stesso discorso vale quando ti arrabbi: se continui a litigare con l’altro, se cerchi di punirlo, agisci proprio come uno che corre dietro all’incendiario mentre la sua casa va in fumo».

– PATATE Patate? Sì, ma anche lattuga, verdure e ortaggi vari. Il Maestro buddhista si diletta in orticoltura e cucina e, con tipica ironia zen, si rivolge così al lettore del suo libro: «E’ come quando cucini le patate: le metti in pentola con l’acqua, copri e fai cuocere. Ma anche se la fiamma è molto alta se spegni dopo soli cinque minuti le patate non saranno cotte. La tua rabbia è proprio così: ha bisogno del giusto tempo di cottura. All’inizio è cruda e non si può mangiare. E’ difficile farsi piacere la rabbia; solo se sai prenderti cura di essa, se sai cucinarla, puoi trasformarla in energia positiva: comprensione, consapevolezza, compassione».

– RICICLO Secondo Thich Nhat Hanh la persona consapevole delle proprie emozioni (il meditante) dovrebbe fare come l’orticoltore: riciclare e trasformare i rifiuti (le emozioni negative) in fiori e cibo. «Chi coltiva un orto non si sogna di buttare via i rifiuti organici perché sa di averne bisogno; è in grado di trasformare in rifiuti in compostaggio che a sua volta si trasformerà in lattuga, cetrioli, radicchio e fiori. Se scopri in te stesso spazzatura come disperazione e odio non lasciarti prendere dal panico. Puoi affrontarli da buon orticoltore: attraverso la meditazione trasforma questi rifiuti in compostaggio fertilizzante che possa far riapparire l’amore».

– SPERANZA Thich Nhat Hanh ci insegna a coltivare la speranza anche quando un conflitto emotivo ci getta nella frustrazione. «Quando piove diciamo che il sole non c’è, però se voliamo in aereo sopra le nuvole ci accorgiamo che il sole è ancora lì. Anche in tempi di frustrazione, abbi speranza: tu sei molto più della tua rabbia, sei molto più della tua sofferenza. La tua capacità di comunicare, di provare compassione, di amare, sono ancora lì».

-TESORO «Tesoro, so che ci sei e ne sono molto felice». Prova a dire questo alla persona che ami ma con cui sei arrabbiato/a perché avete litigato. Thich Nhat Hanh ci invita a esercitare la presenza mentale, cioè a riconoscere e rispettare ciò che esiste nel momento presente, inclusa la persona che amiamo. «Sii pienamente presente nel qui e ora. Concorda con l’altra persona una strategia per prendervi cura della vostra rabbia: se uno dei due non è felice è impossibile che l’altro lo sia. La tua presenza mentale potrà salvarti».

 

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Chi è il Venerabile Thich Nhat Hanh

Il Venerabile Thich Nhat Hanh – che i suoi seguaci chiamano semplicemente Thay – è uno dei più autorevoli e amati Maestri buddhisti del nostro tempo. Nato nel 1926 in Vietnam, è autore di un centinaio di libri fra saggi, raccolte di poesie e opere teatrali. Sin da giovane diventa monaco della scuola Zen Rinzai e quando scoppia la guerra del Vietnam si adopera attivamente per la pace e il dialogo fra le opposte fazioni politiche. Nel 1967 negli Usa incontra Martin Luther King che lo candida al premio Nobel per la pace. Dopo la fine della guerra del Vietnam il nuovo governo comunista gli vieta di rientrare nel proprio Paese e da allora Thich Nhat Hanh vive in esilio nella Francia meridionale, dove ha formato la comunità di meditanti di Plum Village. Ci sono comunità di suoi seguaci in molti Paesi, Italia compresa. Per saperne di più potete visitare il sito www.esserepace.com

 

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 Attenzione al cibo: mangiate consapevolmente

Anche mangiare può essere un esercizio di consapevolezza, una meditazione. Il Maestro buddhista Thich Nhat Hanh ci invita a fare attenzione sia a quello che mangiamo sia al modo in cui lo mangiamo. Nel suo libro Spegni il fuoco della rabbia (di cui parliamo nell’articolo qui a fianco) scrive: «La rabbia e la frustrazione che proviamo sono connesse con il nostro corpo e con il cibo che ingeriamo. Per esempio al giorno d’oggi i polli crescono in stabilimenti in cui sono chiusi in gabbia, senza poter correre e cercare il becchime, sono costretti a stare fermi tutto il giorno…e infatti i polli impazziscono. Gli allevatori tagliano il becco alle galline per evitare che si attacchino per la gran frustrazione. Quando mangi la carne o le uova di queste galline tu mangi rabbia e frustrazione. Dovremmo mangiare uova felici di galline felici, dovremmo bere latte di mucche allevate in modo naturale».
In un altro passo del libro si occupa invece della quantità di cibo e del modo in cui lo mangiamo: «Alcuni si rifugiano nel cibo per dimenticare i loro guai e la loro depressione. In realtà ci servirebbe solo la metà di quello che ingeriamo ogni giorno. Quando ti servi di cibo non fidarti dei tuoi occhi: sono loro che ti spingono a mettere troppo cibo nel piatto, abbiamo occhi più grandi della pancia. Mangiare è una pratica meditativa profonda: io godo di ogni singolo boccone, sono conscio del cibo e del fatto che lo sto mangiando. Possiamo praticare la consapevolezza del mangiare masticando con cura e gioia. E dobbiamo elaborare una strategia del consumo consapevole insieme alle persone che amiamo».

 

Quello che avete letto qui sopra è un mio articolo pubblicato tempo fa sul mensile Natural Style.
M.R.

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