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Kumbh Mela 2016: cosa significa il più grande raduno religioso del mondo

27 Novembre 2015 di - 198 views

Naga Baba con il tridente di Shiva al Maha Kumbha Mela 2013. Foto di Marco RestelliAbbiamo un appuntamento, nel marzo 2016: con decine di milioni di pellegrini e di asceti, di guru e di cantori di dio. Da gennaio a maggio infatti decine di milioni di hindu arriveranno ad Haridwar – una delle 7 città sacre dell’induismo – nello stato indiano dell’Uttarkhand.
Ci sono appuntamenti che non si possono mancare e il più grande raduno religioso del mondo – il Kumbh Mela – è uno di questi. Come i pellegrini, anche tanti gruppi di viaggiatori di Kel 12 confluiranno da tutta l’India per incontrarsi qui, a Haridwar, una delle quattro città che da sempre si alternano nell’ospitare il Festival (Mela) della Brocca (Kumbh).
In un tempo mitico prima della creazione del mondo, quando il dio Vishnu dormiva su un serpente arrotolato sopra l’oceano primordiale, gli dei e i demoni si diedero battaglia per conquistare la Brocca che conteneva il nettare dell’immortalità: l’Ambrosia, o Amrit. La Brocca era in mano al dio protettore della medicina ayurvedica, Dhanvantari, ma quando i contendenti cercarono di strappargliela di mano quattro gocce di ambrosia dell’immortalità caddero sulla Terra. Nei luoghi dove le quattro gocce toccarono il suolo nacquero altrettante città: Prayog (oggi chiamata Allahabad), Haridwar, Nasik e Ujjain. La battaglia fra gli dei e i demoni durò 12 giorni, e poiché un giorno divino dura un anno umano è per questa ragione che il Festival della Brocca si celebra in un ciclo di dodici anni umani, suddiviso in cicli minori, una volta per ciascuna delle quattro città.
Il 2016 sarà la volta di Haridwar: sulle rive del fiume Gange che la attraversa troveremo una “città mistica”, una distesa a perdita d’occhio di vari chilometri quadrati, punteggiata da migliaia di tende, tendoni e padiglioni improvvisati; ciascuno è dedicato a una delle mille diverse “scuole” o tradizioni induiste (seguaci di Shiva, di Vishnu, della Shakti, o di una delle loro tante forme come Krishna, Rama, o la dea Lakshmi), mentre il festival è attraversato da carri, processioni, cerimonie, musiche e canti eseguiti da fedeli ma anche diffusi dagli altoparlanti, di giorno e di notte.

Un Guru su uno dei carri della processione notturna al Kumbha Mela 2013. Foto di Marco Restelli

Un Guru su uno dei carri della processione notturna al Kumbha Mela 2013. Foto di Marco Restelli

Il Kumbh Mela è il cuore dell’induismo, è il luogo dove l’India è più India. È un’invasione di immagini, una cascata di stimoli per tutti i nostri sensi. Una Babele di sacralità ma anche di materialità, fatta di terra, di profumi di spezie, di fiori, di frutta, di offerte, di canti, di inni a questo o quel guru, di inviti a entrare in questo o quel padiglione, a scoprire la saggezza di qualche scuola o tradizione. Con momenti di delirio estatico, come quando escono correndo dalle proprie tende i Naga Baba, nudi e coperti solo di cenere: sono sadhu (asceti), i più rigorosi adepti di una tradizione di meditazione solitaria che in questa occasione si riuniscono e si trasformano, si esaltano e si precipitano (non attraversate la loro strada!) verso il Gange per farvi il bagno sacro, indifferenti alla propria nudità di fronte alla folla, qualcuno a volte con una spada in mano. Asceti guerrieri, folli di dio.
Continuamente, di giorno come di notte, il Festival della Brocca viene percorso da cortei e processioni, alla testa dei quali c’è spesso un trattore o un camion, un carro di buoi o un’automobile, tutti comunque ricoperti di ghirlande di fiori arancioni (il colore delle vesti dei rinuncianti, degli asceti) tutti con un trono più o meno luccicante e sovrastato da un ampio ombrello che simboleggia il cielo. Sul trono c’è lui o lei: il/la guru (sì perché le donne-guru, o gurvini, un tempo quasi assenti, sono in aumento) variamente circondati dai propri fedelissimi e seguiti a piedi da una folla festante.

Asceta a cavallo suona il tamburo al Kumbha Mela. Foto di Marco Restelli

Asceta a cavallo suona il tamburo al Kumbha Mela. Foto di Marco Restelli

È innegabile, vedremo anche momenti di “marketing religioso” quando i fedeli di un guru cercheranno di attirare la gente nei propri padiglioni/tendopoli, magari per raccogliere fondi destinati alla costruzione di nuovi ashram. Ma tutto ciò non toglie nulla alla profonda religiosità dell’evento, perché in India sacro e profano, spirito e corpo, meditazione e terra, non sono mai in contraddizione, sono mescolati in ogni aspetto della vita – e dunque perché non dovrebbero esserlo qui? Nel Kumbh Mela c’è il momento per la propaganda ma anche il momento per la meditazione profonda e il raccoglimento, nelle tende dove vengono impartiti insegnamenti ai fedeli indiani (ma anche a praticanti che arrivano qui da ogni parte del mondo).
È in occasione del Kumbh Mela che Haridwar – come le altre città che a turno ospitano questo immenso raduno – diventa la capitale dell’induismo: il luogo in cui si incontrano e si fondono tutte le anime di questa antichissima religione priva di un fondatore e priva di un “Papa”, basata non su uno ma su numerosi testi sacri – da cui la molteplicità di scuole interpretative e di tradizioni. Si potrebbe quasi dire che è il Kumbh Mela a tenere uniti da secoli gli hindu, che per il resto parlano lingue diverse e seguono insegnamenti spirituali differenti. Il Kumbh Mela è l’oceano a cui confluiscono tutti i fiumi, il momento del necessario confronto fra asceti itineranti, guru e mistici solitari che altrimenti non si incontrerebbero mai, chiusi nei propri ashram. Il Kumbh Mela è il loro conclave, mentre per i milioni di loro seguaci è una festa.

Un asceta dei Naga Baba su una staccionata incita i suoi confratelli  al Maha Kumbha Mela 2013. Foto di Marco Restelli

Un asceta dei Naga Baba su una staccionata incita i suoi confratelli al Maha Kumbha Mela 2013. Foto di Marco Restelli

Questo e altro vedremo nella Babele mistica di Haridwar, camminando sulle rive del Gange. Anzi della Gangà, il più sacro dei fiumi che come quasi tutti i fiumi indiani è femminile: una dea. Capace di purificare il karma di chi vi si immerge e di assicurare una buona reincarnazione a chi fa spargere le proprie ceneri fra le sue onde. I fiumi sacri attraversano il corpo dell’India come i canali della nostra energia sottile attraversano il nostro corpo, secondo la fisiologia dello yoga. E la più potente energia che scorre in noi, la Kundalini, è femminile: giace nel chakra alla base della nostra spina dorsale come un serpente addormentato, arrotolato. In attesa del risveglio, dell’illuminazione interiore, della creazione del nostro mondo (interiore o esteriore), come Vishnu dormiva su un serpente prima della creazione del mondo.
Così il mondo dell’induismo si risveglia e si ricrea ogni volta, nel Kumbh Mela. Ne parleremo cominciando la nostra visita di Haridwar, quando sfioreremo i fianchi sinuosi della dea Gangà. Accadrà di notte. Perché la notte e le stelle sono amiche dei pellegrini. E dei viaggiatori.

Quello che avete appena letto è un mio articolo pubblicato su Kel 12 Magazine. Attendo le vostre domande o i vostri commenti, ciao. MR/MilleOrienti

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