Strage in Bangla Desh, anche 9 italiani fra le vittime. Una considerazione
Sono sempre più drammatiche le notizie che arrivano da Dacca, la capitale del Bangla Desh (“Paese del Bengala”, sul confine orientale dell’India), nazione a grande maggioranza musulmana.  Ieri, 1 luglio, terroristi islamisti di Daesh (o Isis che dir si voglia) hanno fatto irruzione con bombe a mano, armi da fuoco e spade, in un risto-bar del quartiere diplomatico frequentato da occidentali, prendendo decine di ostaggi fra gli avventori. Nella notte fra 1 e 2 luglio le forze speciali bangladeshi sono intervenute; il bilancio, al momento, è di una ventina di morti fra gli ostaggi,  13 ostaggi liberati, 6 terroristi uccisi, uno ferito e catturato.
Fra i morti risultano esserci anche 9 italiani. I corpi delle vittime sono all’ospedale militare di Dacca per procedere all’identificazione. Da Roma è stato inviato a Dacca un aereo e del personale diplomatico.
Da una prima ricostruzione dell’accaduto pare che alcuni degli ostaggi (in prevalenza giapponesi e italiani) siano stati torturati e poi uccisi con armi da taglio. Gli ostaggi in grado di recitare qualche verso del Corano sono stati risparmiati. A questo proposito voglio ricordare un passo del discorso tenuto in tv dalla Prima Ministra del Bangla Desh, Sheikh Hasina: «Che razza di musulmani sono queste persone? Non hanno alcuna religione! La gente deve resistere a questi terroristi. Noi sradicheremo il terrorismo dal Paese».
Dopo di ciò, vorrei aggiungere una considerazione personale.
Un gruppo legato a Daesh/Isis ha pubblicato in Rete un post che celebra l’attentato di Dacca e che dice, fra l’altro: «Crociati, siete tutti bersagli, vi uccideremo perfino nei vostri sogni».
Ma noi non siamo crociati, siamo laici. Figli di una tradizione che ha prodotto la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. E ne siamo fieri. Perciò vi rispondiamo: non ci paralizzerete nel terrore, vi combatteremo con ogni mezzo e voi non riuscirete a cambiarci. Non ucciderete i nostri sogni, non cambierete i nostri valori democratici, non stravolgerete la nostra visione della vita, della società e del mondo.
Voi passerete, come passano le guerre e le pestilenze. Noi resteremo.
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