Alibaba: grandi prospettive per il Made in Italy nel mercato cinese
Moda, beauty, turismo, enogastronomia, ma anche articoli sportivi, integratori e prodotti per l’infanzia: ecco le opportunità del Made in Italy in Cina.  Lo ha spiegato Rodrigo Cipriani Foresio, Direttore Sud Europa di Alibaba, parlando a margine dell’Assemblea nazionale di Federalberghi. Cipriani Foresio è una autorevole fonte sulla materia: Alibaba.com (fondata dal cinese Jack Ma con altri soci) è la più grande piattaforma commerciale del mondo e nell’ultimo anno ha avuto 552 milioni di clienti e un giro di affari di 700 miliardi di dollari, con l’obiettivo di arrivare a 2 miliardi di clienti nel giro di 10 anni.
In Cina vive un miliardo e mezzo di persone e 750 milioni di cinesi hanno la connessione internet. Tutte queste persone sono potenziali clienti delle aziende italiane via web. I negozi monomarca italiani nel mercato cinese però attualmente sono solo 201, di cui 150 aperti negli ultimi 2 anni e mezzo: da Armani a Luxottica, da Prada a Valentino (maison ‘italiana’ anche se rilevata ora dal Qatar), il cui ingresso e’ di appena una settimana fa. «E presto sarà  la volta di Kiko. Il nostro compito», ha sottolineato Cipriani Foresio «è portare i migliori brand dell’area mediterranea, Italia e Spagna, ai consumatori cinesi, supportandoli nello studio del mercato e del consumatore. Siamo dei facilitatori».  Un settore in cui il made in Italy potrebbe sfondare, secondo il manager di Alibaba, è quello che guarda a neonati e bambini: «Per i figli i cinesi spendono molto e cercano il meglio, dal latte alla carrozzina», ha spiegato Cipriani Foresio.
E poi naturalmente vi è tutto il comparto turismo. L’anno scorso quasi 130 milioni di cinesi hanno viaggiato e circa 10 milioni sono venuti in Europa. Su Alitrip, il portale per l’acquisto di voli e viaggi di Alibaba, si contano 100 mila aziende che vendono biglietti aerei, camere di alberghi, pacchetti di viaggio, ma «non c’è nessuna società italiana». Solo Alitalia aveva aperto uno store specializzato a giugno 2017. Le prospettive ci sono, dunque, ma per le imprese italiane che non vogliono rinunciarvi c’è la necessità di allargare i propri orizzonti.
Questo post è stato pubblicato come articolo su CorriereQuotidiano.it
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