Il Dalai Lama: responsabilità compassione e autocontrollo sono la nostra sola speranza
Cari lettori, ecco per voi sul blog il mio articolo pubblicato sul sito del settimanale L’Espresso. Buona lettura!
A 85 anni il Dalai Lama è ancora capace di sorprendere. Basta sfogliare uno dei suoi molti libri sul buddhismo per trovare affermazioni che possono risultare utilmente applicabili all’attualità . Per esempio, questa sua frase sembra scritta per l’Italia del Coronavirus: «L’unica forma di controllo che può veramente funzionare in una società è quella basata sull’autodisciplina, sull’autocontrollo, sul senso di responsabilità verso noi stessi e verso gli altri. Nessuna imposizione operata dall’esterno, nemmeno la più crudele e feroce, potrà assicurare a una società l’armonia che deriva da comportamenti regolati da una consapevole autodisciplina che poggia sulla conoscenza e sulla compassione».
           Probabilmente quando faceva questa dichiarazione il Dalai Lama – Premio Nobel per la pace, da decenni in esilio in India – pensava al Tibet occupato dalla Cina. Ma le sue parole valgono anche per noi oggi. La frase è tratta da un suo libro-intervista appena pubblicato: La visione interiore. Conversazioni con Piero Verni (Nalanda Edizioni, pp. 165, € 12). Il volume raccoglie una serie di colloqui privati che la massima autorità del buddhismo tibetano ha concesso nel corso degli anni al giornalista, scrittore e documentarista Piero Verni, ex presidente dell’Associazione Italia-Tibet, autore di numerosi libri sulle civiltà himalayane e curatore, con il fotografo Giampietro Mattolin, del progetto multimediale “Heritage of Tibet†.
           Essendo stato anche autore di una biografia autorizzata del Dalai Lama (edita da Jaca Book) Piero Verni ha alle spalle una lunghissima frequentazione personale con l’uomo che è venerato come “reincarnazione del Bodhisattva della compassione universaleâ€, ed è evidente che la sintonia fra i due contribuisce all’elegante scorrevolezza di questo nuovo libro-intervista. «Ho cercato di fare del mio meglio per conservare l’umanità , l’immediatezza, la lealtà e il candore del linguaggio che il Dalai Lama ha usato nel corso delle interviste», scrive Verni nell’Introduzione a La visione interiore.  Semplicità , schiettezza e un delizioso senso dell’umorismo sono caratteristiche dell’uomo che i tibetani chiamano “Oceano di Saggezzaâ€, e tutto ciò mette a proprio agio anche il lettore eventualmente digiuno di Dharma (la dottrina buddhista). Il lettore viene inoltre agevolato dalla scelta di suddividere per capitoli tematici domande e risposte relative ai molteplici aspetti del buddhismo tibetano.
Prendiamo ad esempio il capitolo 2, dedicato a “Dharma, compassione e meditazioneâ€: il tema potrebbe sembrare di ardua comprensione ma non lo è affatto, grazie all’esemplare chiarezza del dialogo fra intervistatore e intervistato. Tanto che la pagina in cui il Dalai Lama spiega come meditare potrebbe essere utilizzata in un manuale pratico di “istruzioni per l’usoâ€. E lo stesso vale per gli altri capitoli, che affrontano temi importanti non solo per il buddhismo: “L’incontro di Oriente e Occidenteâ€, “Buddhismo e Scienzaâ€, “Il Tibet, la reincarnazione e l’istituzione del Dalai Lamaâ€, “Il dialogo fra le religioni e il futuro del mondoâ€, ecc.
Ma una disamina di La visione interiore non sarebbe completa senza un cenno al legame necessario fra etica e politica. Un legame che ha le sue fondamenta nel sistema di valori e di pratiche politiche dei movimenti nonviolenti del XX secolo, primo fra tutti in India quello del Mahatma Gandhi contro il colonialismo britannico. Una pratica che il Dalai Lama rinnova nel XXI secolo chiamandola “Politica della Gentilezzaâ€. Rispondendo a una domanda di Verni infatti afferma: «Il Tibet ha subìto ogni genere di violenze dopo l’invasione cinese del 1950. Eppure io mi sto sforzando di convincere il mio popolo a non rispondere a questo stato di cose con la medesima attitudine mentale dei nostri oppressori. Da molti anni cerco il dialogo e tento di fare proposte politiche che tengano conto anche del punto di vista di Pechino, di praticare con i cinesi la Politica della Gentilezza. (…) Se noi ci mettessimo sullo stesso piano di violenze, di scontro e di brutalità dei nostri avversari», conclude il Dalai Lama, «correremmo un rischio terribile: quello di diventare come loro (…) e in ogni caso saremmo sconfitti, perché avremmo perso le nostre migliori qualità interiori». Ecco un premio Nobel per la pace che – a differenza di altri – non è stato attribuito invano.
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