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Che cosa significa essere un Guru

29 Ottobre 2012 di 4 327 views

La devozione al Guru. Lukhang, Lhasa, Tibet.

Cosa significa insegnare? Nelle antiche tradizioni orientali significa molto di più che “trasferire nozioni” da una persona all’altra. In India, in Cina, in Tibet e in Giappone chi insegna deve anche costituire un esempio. Un esempio vivente della saggezza e della bellezza che scaturiscono dall’apprendimento della materia insegnata, a prescindere da quale sia tale materia: lo yoga, l’arte della calligrafia cinese, la danza sacra, la cerimonia del tè…. Nelle tradizioni sapienziali l’insegnante viene considerato un Maestro, non solo di dottrina ma di vita: che venga chiamato Guru (in India) Lama (in Tibet) o Sensei (in Giappone) ciò che conta è che il suo retto comportamento costituisca agli occhi dell’allievo un modello vivente a cui ispirarsi. C’è una grande differenza dunque fra Insegnante e Maestro e per capirla meglio è utile esaminare i due termini con cui queste figure vengono indicate nell’Induismo.

Anche nella tradizione hindu esiste la figura dell’erudito, del dotto: è il pandit , profondo conoscitore del sanscrito e della letteratura sacra scritta in quella lingua (per esempio i quattro Veda). Il pandit è appunto l’Insegnante per eccellenza, che istruisce i suoi allievi su una materia religiosa, ed è un  brahmano che officia i riti sacri per le famiglie e la comunità, in quanto gli si riconosce grande cultura religiosa. E’ un intellettuale, è un sacerdote, ma non un Maestro.

Ben diverso  è il ruolo del Guru, che è l’erede di una catena di trasmissione di insegnamenti spirituali da maestro a discepolo. La parola Guru letteralmente significa “pesante”, nel senso che la persona ha un “peso” spirituale; il Guru (chiamato Gurvi se è una donna) è il  vero Maestro, cioè l’incarnazione vivente di un percorso verso l’illuminazione. Lui (o Lei) è un insieme di autorevolezza, sapienza e armonia interiore che va ben al di là della conoscenza nozionistica.
Ogni sincero insegnante – di yoga e non solo – dovrebbe cercare di essere, per i propri allievi, un Maestro.

(Il mio articolo che avete letto sopra è stato pubblicato nella rubrica MilleOrienti del mensile Yoga Journal).

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4 Risposte »

  • sonia namaste :

    Caro Marco,
    questo tema mi è molto caro ma ti manifesto, umilmente, la mia totale apertura alla conoscenza. Da 8 anni ho cominciato a studiare i testi antichi inerenti, tra gli altri argomenti, anche questo. Le mie risposte non sono ancora complete e forse è giusto che sia così.

    Sull’argomento del Guru e tutte le sue sfumature ci sarà una conferenza interessante a Venezia all’interno della manifestazione promossa da Ca’ Foscari “Future India”. Lunedì 10 dicembre dalle 10.30 alle 13.30 a Ca’ Vendramin. La conferenza è di Rogoupolos ed altri. Ti mando la locandina appena esce

  • Marco Restelli (autore) :

    Cara Sonia, mi farà piacere – e credo che sarà interessante per tutti – se vorrai condividere con noi qualcuna delle cose che hai letto nei testi induisti e buddhisti a proposito dei Guru.
    Grazie e a presto

  • Sonia :

    Caro Marco,
    Le riflessioni sono numerose.
    Mi viene in mente l’importanza dell’assegnazione del mantra in Rigveda III, 62,10
    la Chandogya Upanishad riporta la testimonianza più interessante dell’insegnamento
    Considerando le feste occidentali vale la pena di citare anche Katha Upanishad dove il guru è accostato alla figura di Yama, a riprova di quanto la morte possa insegnare e non spaventare?
    Ma guida è anche semplicemente colui che conosce la verità, così come dice Gita 4,34
    Questi argomenti sono estremamente interessanti, si potrebbe andare avanti all’infinito

    Buon tutto
    Sonia

  • Possiamo Davvero Fidarci di un Guru? | Too happy to be homesick :

    […] MilleOrienti definisce la parola Guru letteralmente come “pesante”, nel senso che “la persona ha un “peso” spirituale; il Guru (chiamato Gurvi se è una donna) è il  vero Maestro, cioè l’incarnazione vivente di un percorso verso l’illuminazione. Lui (o Lei) è un insieme di autorevolezza, sapienza e armonia interiore che va ben al di là della conoscenza nozionistica”. […]

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