Donne dell’isola di Bali: un’affascinante mostra a Torino fino al 10 settembre
Si intitola Women in Bali l‘emozionante mostra della fotografa Bruna Rotunno che si tiene al Mao-Museo d’Arte Orientale di Torino dal 22 luglio al 10 settembre 2017. Curata dal critico fotografico Gigliola Foschi, l’esposizione torinese racconta per immagini una ricerca di Bruna Rotunno durata 8 anni sulle donne dell’isola di Bali sia fra le indonesiane autoctone – con i loro riti e credenze, mix di induismo e di “religione della natura” – sia fra le occidentali che a Bali  hanno deciso di vivere per sviluppare progetti di natura etica, sociale, artistica o educativa, spesso all’insegna dell’eco-femminismo e della sostenibilità .
Qui di seguito una presentazione della mostra scritta dalla curatrice Gigliola Foschi:
«Women in Bali vuole essere un omaggio a tutte le donne di Bali, l’indonesiana “isola degli deiâ€, dove l’induismo indiano, filtrato attraverso la cultura indo-giavanese, si è fuso sincreticamente con le tradizioni locali (adat), fino a creare un insieme unico al mondo. Bruna Rotunno racconta l’universo femminile e la potenza creatrice della natura, in un’isola dove l’acqua viene da sempre venerata come sacra origine della vita e come elemento purificante, ricco di ancestrale forza creatrice e capace di liberare dalle potenze negative. Non a caso la religione balinese, Agama Hindu, viene anche chiamata Agama Tirtha, la “religione dell’ acqua sacraâ€.
Come rivelano le immagini dell’autrice, nell’isola di Bali le donne sono davvero “l’altra metà del cieloâ€. Basata sull’opposizione armonica tra maschile e femminile, tra il Sole (il dio Betara Surya) e la Luna (la consorte Betari Ratih), la religione balinese non solo prevede per ogni tempio un dio e una dea connessi strettamente alla natura, ma presenta anche divinità femminili di grande importanza, come Pertini (la Madre Terra), Dewi Sri (la dea del riso e della prosperit.) o Ida Batari Dewi Ulun Danu (la dea del lago Batur); a quest’ultima, ad esempio, è dedicato un tempio su cui svettano ben 11 tetti sovrapposti (meru), indice della sua vertiginosa prossimità alle potenze divine (mentre i tetti del tempio del suo consorte, il dio del monte Agung, sono solo 7)».
«Le donne balinesi partecipano da protagoniste a una stupefacente proliferazione di attivit. cerimoniali, al contempo magnificenti e rigorosamente codificate. Sono loro le artefici delle innumerevoli offerte quotidiane, preparate per ringraziare della loro benevolenza gli dei, o per placare i demoni e gli spiriti maligni. Passano ore e ore a comporre offerte colorate ed effimere, a creare fantastiche piramidi di frutta, riso e fiori, da portare in processione per compiacere e attrarre l’attenzione delle divinità , affinchè esse scendano tra gli uomini e nei templi a loro dedicati, e mantengano così l’equilibrio dell’universo. In questa “isola-teatro†(così Bali è stata definita dall’antropologo Clifford Geertz), dove la bellezza e l’armonia sono considerate qualità fondamentali, le donne – come rivelano gli scatti di Bruna Rotunno – sonole vestali di una religione basata sul rispetto scrupoloso delle cerimonie. Con grazia ed eleganza, si muovono, danzano e lavorano in un universo dove anche le risaie, le lussureggianti piante tropicali e le pietre sono animate dalla Śakti, l’energia divina femminile.
La narrazione visiva di Bruna Rotunno – contraddistinta dall’uso di una luce magica, oltre che dalla capacità  di entrare in dialogo visivo con gli elementi naturali – trascorre attraverso un caleidoscopio di donne immerse nel loro ambiente naturale, dedite a una vita quotidiana dove il profano si presenta sempre intriso di sacralità . Ricorre insistente nelle sue immagini l’elemento purificante dell’acqua: una presenza densa di significati simbolici legati alla femminilità , e che raggiunge forse il suo apice nella fotografia di una bimba cullata dall’acqua lacustre e dalla pioggia».
«Oltre a offrirci un racconto di vita delle donne balinesi, Bruna Rotunno ha concentrato la sua attenzione sulle tante donne straniere che, attratte dalla bellezza e dalla spiritualità dell’isola, hanno deciso di stabilirvisi per creare una nuova comunità femminile e sviluppare progetti di natura etica, sociale, artistica ed educativa, spesso all’insegna dell’eco-femminismo e della sostenibilità . L’americana Robin Lim, con la sua Bumi Schat Foundation, ha aiutato a far nascere pi. di 5000 bambini, riducendo l’alto tasso di mortalit.; l’indonesiana Sri Adnayani Oka ha fondato una banca di microcredito per aiutare i poveri; l’irlandese Nattalia Sinclaire ha aperto sull’isola una scuola Montessori; l’inglese Mary Northmore, con la sua non-profit Smile Foundation, finanzia operazioni per correggere malformazioni congenite nei bambini. Ogni donna che l’autrice ha incontrato, ritratto e coinvolto nel suo racconto le ha lasciato qualcosa: le proprie emozioni, le proprie parole, pensieri, storie e poesia…».
(Gigliola Foschi)
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